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un saluto a Eric Rohmer e Claude Chabrol
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Una figura atipica nel mondo del cinema  non solo francese, Eric Rohmer se ne è andato a Parigi alla bella età di 89 anni. Schivo e appartato dai mass-media quanto Kubrick, era impossibile intervistarlo, difficile persino invitarlo a ricevere un premio.E' stato uno dei padri fondatori della Nouvelle Vague francese degli anni '60, dei Cahiers du Cinema e quindi del cinema internazionale che è seguito, insieme a Truffaut, Chabrol, Godard, Resnais. Il suo stile era molto particolare, con profonde radici letterarie: proverbiali i dialoghi torrenziali e naturali, le riprese quasi documentaristiche, la descrizione della realtà colta sul momento.Pur non essendo commerciale, anzi un percorso interiore che si sviluppava per cicli, spesso per tetralogie (racconti morali, le quattro stagioni, i proverbi, le quattro avventure) a volte la sua opera incrociava i favori del grande pubblico, come accadde con "Le notti della luna piena" e con "Il raggio verde," non il più bello dei suoi film, ma il più gettonato. Un cinema fuori dal mondo, oggi più che mai in epoca di cinepattoni urlati e maleducati, ma anche ai suoi tempi, diverso anche dai suoi stessi colleghi della Nouvelle Vague, fin dal lontano debutto "Sotto il segno del leone".  Tra i suoi ultimi film, importanti "La nobildonna e il duca", sguardo insolito e lucido sulla Rivoluzione Francese e "Triple Agent", sempre contraddistinti da eccellenti prove di recitazione.   (Andrea Daz) 

 

Anche Claude Chabrol, poco dopo Rohmer, se ne è andato in un mondo migliore, dopo averci regalato tanto buon cinema. La "band apart" della Nouvelle Vague, Chabrol, Rohmer, Resnais e i più famosi Godard e Truffaut, sono nomi che fanno subito pensare ad una cinefilia diversa, fatta di pomeriggi e serate trascorse in loschi cineclub ormai scomparsi, un approccio e una concezione del cinema del tutto diversa da quella odierna. Tutti appassionati di Hitchcock e studiosi del suo innovativo linguaggio, hanno proseguito, quando da critici sono divenuti registi, la stessa ricerca stilistica, la stessa attenzione e precisione per i movimenti di cinepresa insoliti, la composizione dell'inquadratura, la sperimentazione. (Brian De Palma, che non era francese e non del gruppo, si è pure mosso nella stessa direzione sin dagli esordi, quasi un membro della nouvelle vague nato per sbaglio negli USA). Discepoli a distanza del maestro Hitchcock, si sono inevitabilmente mossi in direzioni e tematiche diverse, sopratutto Truffaut che comunque è autore di un memorabile libro-intervista al suo mentore. Proprio Chabrol era quello rimasto più hitccockiano, sia per i contenuti che per lo stile, girando molti gialli psicologici, quali LE CERBIATTE, TRAPPOLA PER UN LUPO, STEPHANE UNA MOGLIE INFEDELE e rappresentando una provincia francese ipocrita e avvelenata, nel solco di Zola e di Flaubert, del quale aveva diretto una notevole MADAME BOVARY, fedelissima al testo originale come non lo sono affatto le trasposizioni precedenti e successive. Come per Rohmer con "Il raggio verde", anche per Chabrol arriva il film blockbuster, che è l'ottimo L'INFERNO del 1994 con una interpretazione notevole di Emmanuele Bèart, film che negli anni '90 "può vantare molti tentativi di imitazione", filmetti pseudo-erotici che stanno a Chabrol come i più beceri western spaghetti stanno a Sergio Leone. Ultimo film "BELLAMY" con l'amico Gerard Depardieu. Prolifico, vitale, genialoide, amante del buon cibo e del buon vino, aggiungo anche , avendolo sfuggevolmente incontrato mille anni fa, molto simpatico e disponibile, cosa che non si può dire dei suoi sodali Rohmer e Godard, quest'ultimo ormai l'unico rimasto della Nouvelle Vague. (Andrea Daz)      

 

 

articoli precedentemente pubblicati su:

              http://mercuzio.leonardo.it

          http://www.corrieredelweb.it

 

 

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