Un viaggio attraverso uno dei capolavori assoluti degli anni Sessanta, il secondo film del genio Andrej Tarkovskij, non ancora convertito ad un linguaggio puramente visionario ma interessato, qui, ad una accorata riflessione sull'irrazionalità della Storia attraverso un affresco di tre ore che rievoca la figura di un monaco pittore di icone del Quattrocento russo. Pellicola in cui si riflettono gli interessi più autentici del regista, da una religiosità che possa ispirare l'artista nel condurre il popolo all'elevazione spirituale, ma anche la crudeltà delle lotte fratricide e l'epica di episodi formalmente stupendi come la fusione di una campana compiuta da un ragazzo senza esperienza, Andrej Rublëv è stato bloccato per anni dalla censura, è stato giustamente acclamato dalla critica internazionale come una delle pellicole fondamentali della Russia del Disgelo, ma negli ultimi anni è stato un po' messo da parte rispetto a film successivi come Solaris, Lo specchio e Stalker. I due utenti tarkovskjani Maurizio e Stefano ci svelano i segreti di un capolavoro e il suo difficile percorso di fruizione con il pubblico, con i critici e con i burocrati sovietici.