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REGISTI "RESISTENTI" E INDOMITI
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REGISTI "RESISTENTI" E INDOMITI

Voi artisti che fate del teatro in grandi edifici, sotto soli di luce artificiale di fronte alla folla silenziosa, ricercate ogni tanto anche il teatro che si svolge sulla strada. Il teatro d'ogni giorno, dai mille aspetti, senza gloria, ma anche assai vivace, terrestre, il teatro che si alimenta dalla convivenza degli uomini, che si svolge sulla strada. Qui la vicina imita il padrone di casa, mostra chiaramente esponendo il suo diluvio di parole, come egli tenta di deviare il discorso dalla tubatura dell'acqua che è rotta. Nei parchi i giovanotti mostrano alle ragazze che ridacchiano di sera, come loro si schermiscono e insieme mostrano abilmente il seno. E quell'ubriaco mostra il prete durante la predica, che rimanda i diseredati ai ricchi prati del paradiso. Com'è utile però questo teatro, serio e allegro, e com'è degno di rispetto! Non come il pappagallo e la scimmia imitano costoro, soltanto a scopo d'imitazione, indifferenti all'oggetto che imitano, solo per mostrare che loro sanno imitare a dovere; no, hanno di mira degli scopi. Possiate voi grandi artisti, magistaliimitatori, in questo non essere inferiori a loro! Non allontanatevi troppo, in qualunque modo perfezionate la vostra arte, da quel teatro d'ogni giorno, che si svolge sulla strada. Guardate là quell'uomo all'angolo della strada! Egli mostra com'è avvenuto l'incidente. In verità consegna il conducente al giudizio della folla. Mostra come quello stava seduto alla guida, e ora imita chi è stato investito, dall'aspetto un uomo anziano. Di tutti e due lui dà solo quel tanto che serve a spiegare l'incidente e tuttavia abbastanza perchè i due appaiano ai vostri occhi. Ma non li rappresenta in modo che siano incapaci di sfuggire a un incidente. L'incidente diventa così comprensibile e tuttavia incomprensibile, perchè entrambi potevano anche muoversi in modo diverso. Lui ora mostra come in effetti avrebbero potuto muoversi perchè l'incidente non capitasse. Poichè questo testimone oculare non è superstizioso, lui non abbandona i mortali alle stelle ma solo ai loro errori. Osservate anche la serietà e lo scrupolo della sua imitazione. lui sa che dipende molto dalla sua esattezza, se l'innocente sfuggirà alla rovina o se la parte lesa verrà risarcita. Guardatelo ora mentre ripete la scena che ha già rappresentato. Esitando, chiamando in aiuto i ricordi, incerto sul valore della sua imitazione, interrompendosi e invitando un altro a correggerlo su questo o quel punto. E' questo che dovete guardare con rispetto! E con stupore possiate notare una cosa: che questo imitatore non si perde mai in una imitazione. Non si trasforma mai del tutto nella persona che imita. Sempre resta colui che mostra, lui stesso non viene implicato. Quello non lo ha iniziato a una fede, lui non condivide né i suoi sentimenti né le sue opinioni. Di quello sa solo poche cose. Nella sua imitazione non c'è un intermedio, che consti di lui e dell'altro, o forse di entrambi,nel quale batta un cuore e un cervello pensi. In perfetta coscienza è colui che mostra e mostra il vicino estraneo. La misteriosa trasformazione che si vuole avvenga nei vostri teatri tra spogliatoio e palcoscenico: un attore lascia lo spogliatoio, un re sta sulla scena, quell'incantamento di cui ho visto così spesso ridere i lavoratori dello spettacolo con le bottilgie di birra fra le mani, qui non avviene. Il nostro attore all'angolo della strada non è un sonnambulo che sia vietato chiamare. Non è un alto prelato durante il servizio divino. In ogni momento potete interromperlo; lui vi risponde in tutta calma e continua, quando avete aprlato con lui, la sua rappresentazione. Ma voi non dite: quell'uomo non è un artista. Alzando un tale muro divisorio tra voi e tutto il mondo, non fate che scagliare voi stessi fuori dal mondo. Se non lo definite un artista, non potete neppure definirlo un uomo, e questo sarebbe un grave rimprovero. Dite piuttosto: è un artista perchè è un uomo. Noi possiamo perfezionare quello che fa e ricavarne applausi, ma quello che noi facciamo è qualcosa di normale e umano, che avviene ogni ora nel brulichio della strada, che piace all'essere umano come il mangiare o il respirare. Il vostro fare teatro riportate dunque sul terreno della pratica. L evostre maschere, dite, non sono niente di speciale, in quanto sono solo maschere: là il venditore di sciarpe si mette in testa il cappello rigido, tondo, del rubacuori, si mette un bastone sul braccio, si incolla una barbetta sotto il naso e dietro la sua bancarella muove qualche passo ondeggiante, mostrando così la proficua trasformazione che gli uomini possono attuare con sciarpe, baffi e cappelli. E i nostri versi, dite,li avete anche voi: i venditori di giornali gridano gli annunci ritmicamente, in modo da aumentare l'effetto e da facilitare la frequente ripetizione. Noi recitiamo un testo estraneo ma gli amanti e i venditori imparano anche testi estranei e quante volte voi citate sentenze! Così maschera, verso e citazione divengono normali, ma maschera vista di grandezza inusitata, verso recitato a perfezione e citazione a proposito. Ma per intenderci: anche quando milgiorate quello che fa l'uomo all'amgolod ella strada, voi fate meno di lui se il teatro che fate è meno significativo, ha motivi più futili, incide di meno sulla vita degli spettatori ed è meno utile. (Bertolt Brecht: scritti teatrali": Sul teatro di ogni giorno)

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