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mani in alto e ben in vista
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da haiti, attraverso gli states fino alla spagna. una passeggiata attraverso cinque esempi di documentari, dove il falso sembra vero e il vero è talmente vero da sembrare una drammatizzazione televisiva.il protagonista di the agronomist lo si vede vivo, ma si sa che è morto, e morto alla fine del film. vederlo nella cassa da morto sembra di assistere ad una scena di un film, poichè alla fine sua noglie dice : il est vivant! è rimasto e se la lezione che ha lasciato non rimarrà lettera morta, allora si che che sarà vivant toujours. altrimenti rivivrà nel ricordo delle persone e se proprio va male sui giornali vecchi o sui libri. ma anche i morti delle twin towers e degli aerei dirottati, fatti "rivivere" nel film di greengrass, si confondono tra fiction e realtà. nina davemport attraverso il continente nordamericano per tornare a new york dopo la'ttentato alla ricerca delle sensazioni degli americani riguardo l'attentato.e per l'annesima volta si vedono le immagini terrifiche dell'aereo che si schianta contro le torri. ritorna alla mente il pezzo di inarritu per 11.09.01 con le riprese di figure in lontananze sgranate che si gettano dalla torre in fiamme. i tanti telegiornali e l'inferno di cristallo. ma quelli non erano effetti speciali della premiata ditta di george lucas, e le figure nere sgranate non atterravano su materassi, come gli stunts dei films. quando riesci a disintossicarti dall'abitudine ti ricordi che quella è l'orrore della realtà, che è successo, e che è successo negli stati uniti. fa più senso quell'orrore nel centro di manhattan che non a israele, dove tutte le settimane si vedono autobus sventrati, macchine incenerite, ambulanze e dettagli di scarpe abbandonate sulla strada... si ricorda il frammento sempre di 11.09.01 della giornalista che sta documentando l'ennesima strage ad israele, ma non riesce a finire il servizio a causa dell'attentato alle torri gemelle. esemplare il film sulla fox di rupert murdoch, dove un pò come con dio, o con me o contro di me... sarebbe meglio con me, ma siamo in democrazia e puoi permetterti di dissentire... cosa ci sia da dissentire ci è inconcepibile e incomprensibile, ma!!! fai pure, faremo di tutto per screditarti e seppellirti nella merda. fantastico lo stranissimo la casa di mi abuela, dove si segue passo passo la vita di una nonna con la nipotina nella casetta costruita dal marito. sembra che non vi sia telecamera talmente è addosso e onnipresente. i nomi delle protagoniste compaiono nei titoli di testa e di coda, ma non è un film è un documentarioo almeno così pare. mi ha confuso e per questo di molto affascinato, come del resto quel birichino di soderberg col suo bubble. che si trasferisce in una di quelle province un pò depresse, si approppria di alcuni non professionisti e li fa non recitare meglio dei suoi vari damon, roberts, clooney o pitt. li pedina un pò stancamente per il primo tempo e poi ci fa interessare nel secondo facendolo sbocciare in un bel film di finzione. un caleidoscopio di facce, strade, paesaggi in giro per il mondo dove quello che vedo può essere vero o anche no. dove la storia di the agronomist è troppo bella per avere una brutta fine, quando magari mi lamenterei per l'happy end troppo scontato se fosse di finzione.è come un gioco di prestigio dove sai che c'è il trucco ma è bello pensare alla magia. è come i films perchè è bello andare al cinema e sognare, tremare, piangere ed è come un sogno dal quale ti svegli e purtroppo ti accorgi che non era un sogno.

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