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Agguato nei Caraibi

Regia di Don Siegel vedi scheda film

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La recensione su Agguato nei Caraibi

di marcopolo30
6 stelle

Terza trasposizione cinematografica del romanzo “Avere e non avere” di Hemingway. Dirige con buon mestiere Don Siegel, ma la sceneggiatura, epurata degli elementi di critica sociale marxista del romanzo, riduce il tutto a un dozzinale film d'avventura. VOTO: 6

Il romanzo “Avere e non avere”, opera giovanile dell'immenso Ernest Hemingway non rientra certamente tra i lavori più noti dell'autore. Eppure questo “Agguato nei Caraibi”, firmato da Don Siegel nel 1958 ne rappresenta già la terza versione per il grande schermo in appena quindici anni. Prima d'essa v'era stato nel 1944 “Acque del sud”, diretto da Howard Hawks e interpretato dalla mitica coppia Humphrey Bogart – Lauren Bacall, quindi nel 1950 “Golfo del Messico”, con Michael Curtiz al timone dell'operazione e John Garfield e Patricia Neal come interpreti principali. Non ho visto le prime due versioni ma, stando a voti e commenti che leggo qui su FTV, questa di Don Siegel risulta essere la meno riuscita. In effetti non siamo di fronte a un capolavoro, con un soggetto originale, quello di Hemingway, ricchissimo di spunti di critica sociale, piallato e levigato però in fase di sceneggiatura (Paul Monash e Daniel Mainwaring) fino a trasformarlo in un innocuo racconto di avventura usa e getta. Certo, va ricordato, gli anni '50 a Hollywood erano pesantemente influenzati dalle implacabili ganasce del maccartismo, e portare quindi in scena un romanzo di chiare influenze marxiste come quello di Hemingway risultava operazione ben più difficile e rischiosa che non nel 1944. Ma perché proporne allora una nuova versione banalizzata, e per altro con una coppia protagonista (Audie Murphy e Patricia Owens) dall'appeal certo non paragonabile a quello delle due coppie sopracitate resta per me un mistero. Don Siegel ci mette comunque il mestiere e il suo innegabile talento nell'infondere ritmo anche agli script più mosci, e resta questa, insieme all'ottima performance del 'cattivo' Eddie Albert, la nota positiva di una trasposizione magari non brutta ma certamente inutile.

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