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The Transfiguration

Regia di Michael O'Shea (II) vedi scheda film

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La recensione su The Transfiguration

di alan smithee
7 stelle

Milo è un moderno vampiro con rimorsi che lo bloccano e gli impediscono di dare sfogo ai propri istinti senza limitarsi al minimo indispensabile. Solo e taciturno, troverà il riscatto grazie ad una coetanea vicina di casa. Moderno horror che rinnega se stesso e punta al sociale, con un atto sacrificale che ha qualcosa di divino.

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Curioso horror/non-horror, ovvero un horror che fa di tutto per non sembrarlo: anche trattando di tematiche sociali e di discriminazione, come avvenuto in altri rari casi precedenti sia dagli albori del cinema come nel caso di Freak, ma pure di recente con due altri grandi autori del calibro di Wes Craven (People under the stairs e Il serpente e l'arcobaleno) e Abel Ferrara (The Addiction, un capolavoro). Qui a onor del vero siamo molto distanti da ognuno dei titoli citati in precedenza, ma il piccolo film si segnala appunto per una sua volontà di non omologarsi al genere, pur trattando tematiche tipiche come il vampirismo.

In un cesso pubblico un uomo entrato per urinare avverte dei suoi misteriosi provenienti da uno stanzino. Si affaccia da sotto la porta ed intravede quattro paia di scarpe. Impaurito ma soprattutto imbarazzato si aallontana, pensando certamente a cose diverse da ciò che sta realmente accadendo: il piccoletto di colore Milo sta succhiando il sangue ad uno sconosciuto addescato nel bagno.

Il ragazzo infatti è affetto da vampirismo e, per quanto cerchi di trattenersi, a volte ha bisogno di dal sfogo alle proprie pulsioni attaccando esseri umani insifesi o poco esposti a sguardi altrui.

Il ragazzo vive col fratello, militare reduce da una missione, e non ha altri veri amici. Un giorno tuttavia incontra una nuova vicina di casa coetanea, ed inizia a scambiare qualche parola con lei. L'amicizia si trasforma in passione, e da quel momento il senso di colpa, già presente in Milo, diviene un problema attanagliante che pone il ragazzo davanti ad un bivio: raccontare la verità ed allontanare la ragazza, o partire con lei coronando un sogno che rispecchia entrambi?

La verità sta sempre in mezzo, ed avrà il prezzo di un sacrificio esemplare, che farà seguito ad un grande atto di generosità.

Scarno, girato come un documento a sfondo sociale della vita nei quartieri popolari dove ognuno sa cosa ha fatto il suo vicino e gli spioni, quelli che spifferano notizie agli sbirri, hanno la vita sempre più corta, il film di Michael O'Shea "trasfigura" il personaggi odel vampiro rendendolo un diverso in affannosa ricerca di omologazione, emarginato e considerato come un disadattato: tale è Milo, senza amici e sempre solo, anche se certo nessuno sospetta cosa si celi veramente dentro i suoi panni apparentemente innocui e pacifici.

Il film procede senza alcuna enfasi, quasi piatto nel suo epilogo concitato, dove la giustizia in qualche modo si regola da sé ma grazie ad un preciso progetto del nostro tormentato ma etico protagonista, desideroso di riscatto e per questo protagonista di un episodio di passione che si avvicina, certo in modo blasfemo, al sacrificio divino, punto cardine delle nostre più diffuse fedi religiose.

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