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La lama nel corpo

Regia di Elio Scardamaglia vedi scheda film

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La recensione su La lama nel corpo

di undying
4 stelle

Gotico con una trama molto intricata e con finale da giallo deduttivo, o whodunit. Nonostante si tratti di uno dei peggiori esemplari italiani del genere, mantiene un suo fascino, principalmente dovuto alle belle scenografie e all'uso costante di candelabri e lucerne a olio che contribuiscono, con ombre in proiezione, a creare atmosfera.

 

locandina

La lama nel corpo (1966): locandina

 

In una clinica per persone psicologicamente instabili, il dottor Vance (William Berger), supportato da un'infermiera, esegue esperimenti su porcellini d'India finalizzati al trapianto della pelle umana (!!!). Le intenzioni sono quelle di restituire un aspetto accettabile alla cognata Laura (Delfi Mauro), rimasta orrendamente deturpata dopo essere precipitata nella calce viva. Nell'istituto Jane, una paziente, viene uccisa da un individuo mascherato mentre Vance, scoperto il cadavere, procede ad occultare il corpo -convinto che la colpevole sia proprio la sfigurata Laura- ma viene scorto da Gisele de Branton (Françoise Prévost), un'assassina lì giunta casualmente, dopo avere ucciso il cocchiere della carrozza sulla quale stava viaggiando. 

 

scena

La lama nel corpo (1966): scena

 

Dal romanzo The knife in the body di Robert Williams, il prolifico sceneggiatore Ernesto Gastaldi, affiancato dal futuro produttore Luciano Martino, scrive uno dei primi gotici italiani tra quelli di minor spessore (parecchio contorto e male interpretato) che assembla mad-doctor, creature deformi (la donna dall'aspetto "mostruoso") e deviazioni mentali. Va da sè che l'ambientazione nella clinica è ben proposta, grazie alla cura di una scenografia che resta, assieme alla presenza di William Berger, uno dei pochi motivi d'interesse del film. Si segue comunque, senza volerci trovare un nesso logico o una trama credibile, poiché il verosimile rifugge dal soggetto stesso.

 

scena

La lama nel corpo (1966): scena

 

Stando a Nocturno Cinema pare che la regia sia da attribuire a Lionello De Felice (e non Elio Scardamaglia) mentre è da segnalare che la lama, citata nel titolo, si intravede per una frazione infinitesimale di secondo, e di certo in nessun corpo. Cosa peraltro comprensibile dato che, anche se non siamo ai primordi del cinema gotico italiano (I vampiri di Freda è del 1957), a metà Anni '60 la censura (evocata dal comune senso del pudore) agiva in un'ottica che potremmo definire "talebana".

 

scena

La lama nel corpo (1966): scena

 

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