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Chi l'ha vista morire?

Regia di Aldo Lado vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Chi l'ha vista morire?

di maghella
8 stelle

Il film comincia con una scena che mi ha impressionata molto: silenzio, voci lontane di bambini che giocano sulla neve, tutto in lontananza, poi improvvisamente una soggettiva dell'assassino con una veletta nera davanti alla macchina da presa, che osserva una bambina dai capelli rossi che corre spensierata sulla neve. Improvvisamente parte la colonna sonora di Ennio Morricone, un coro di bambini che chiede ossessivamente “chi l'ha vista morire?”...e un “la, la, la, la...” che penetra fino a far accapponare la pelle...E' lo spettatore che vede morire la bambina!

 

Siamo a Venezia, malinconica, solitaria e decadente. Lo scultore Serpieri accoglie la sua bambina all' aereoporto, una bambina dai capelli rossi, sola, la madre è rimasta ad Amsterdam. La parte del film che preferisco è proprio questa, dove il regista si sofferma a raccontare il rapporto tra padre e figlia, un legame fatto di piccole tenerezze, complicità comprensibili solo dai due, la bambina partecipa alla vita del padre, e lui le dedica tutto il suo tempo e il suo affetto, portandola tra i suoi amici, nel suo studio, alle mostre, non trattandola da piccola intrusa, ma da piccola donna. Intanto però la storia ci inizia a presentare i vari personaggi ambigui che ruotano intorno a questa bambina: un'amante del padre gelosa del rapporto che questo ha con la figlia, un amico giornalista troppo affettuoso nei confronti della piccola, un prete apparentemente innocuo, un giro di amicizie troppo ambigue. Intanto la bimba gioca per le strade quasi deserte della città, e il maniaco la spia e le si avvicina sempre più....Fino a quando, per una distrazione del padre....

 

Non voglio raccontare tutto, ovviamente, il film è tra i più classici del genere, per molti aspetti quasi ingenuo e banale, se visto con gli occhi di oggi. 1972: il film arriva sulla scia del primo film di Argento, ma lo stesso conserva una dignità ed una originalità che ho veramente apprezzato. Lado riesce a creare una buona atmosfera, anche con scene semplici e poco efficaci, proprio creando una buona aspettativa nell'inizio della storia, calcando sul legame tra padre e figlia, e sul senso di colpa del babbo che lo induce a portare avanti le indagini per conto proprio. Notare come nei gialli dell'epoca, la polizia ci faceva sempre una figura mediocre nel condurre le inchieste, di solito i commissari sono personaggi saccenti o ridicoli, e il buon risultato finale è dato sempre dalle vittime.

 

Una scena molto ben riuscita è quella di una mano inguantata di nero che apre il rubinetto della vasca da bagno, la madre della bambina sola in casa che vaga per le stanze, l'acqua bollente che cade copiosa nella vasca, la presenza dell'estraneo che prepara la trappola mortale, e una finale di scena davvero emozionante...come non può non venire in mente “Profondo Rosso” di qualche anno dopo?

 

La colonna sonora è la vera protagonista del film, Ennio Morricone ha dato tanto a questo genere di film negli anni '70, forse qui addirittura esagera, diventa ossessiva, prepotente, ridondante, ma per me efficace, e ce ne fossero oggi di colonne sonore così, e ce ne fossero di gialli così ingenui ma ben fatti...e ora divento malinconica e “anziana”...

 

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