Regia di Federico Fellini vedi scheda film
Un pò Amarcord, un pò Intervista. I ricordi personali che legano i personaggi dell'infanzia ai pagliacci del circo e dove non è importante sapere se questi personaggi siano reali o frutto della fantasia dell'eterno bambino riminese. In questo film di Fellini salta il confine tra fiction e documentario, tra il realismo della finzione e la (ri)costruzione della realtà.Il nostro si diverte a mischiare le carte, ci fà vedere il suo operatore, fà recitare tutta la troupe, o almeno così ci fà credere. Il regista riesce ad annullare la distanza temporale tra la costruzione documentaristica delle sequenze con la loro (ri)costruzione filmica, intervallate dalle scenette con i clowns in azione. Solo in un film come questo riesci a sentire tutta la delusione del regista dopo aver visto un brevissimo filmato di un noto clown di Parigi vissuto molti anni prima, Fellini è operatore e voce off, l'attrice diventa l'impiegata dell'ufficio parigino arrogante e maleducata.
Chi meglio di lui poteva descrivere il circo e soprattutto la comicità pura dei clowns, i loro scherzi infantili, la gommosità delle loro reazioni, i vestiti sgargianti che nascondono sempre qualche trucco. Chi meglio di lui poteva omaggiare i vecchi pagliacci francesi e italiani e ricordarci il loro anacronismo, superati dalla volgarità della realtà stessa. La gente non ha più bisogno dei clowns del circo, la realtà ne è piena con la differenza che i moderni pagliacci sono goffi in maniera naturale, non hanno la poesia e la grazia dei vecchi e veri clowns. L'innocenza come modo per affrontare il mondo è perduta e il circo non è più nè itinerante nè stanziale è semmai mediatico.
Herzog prenderà appunti per girare i suoi documentari.
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