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C'erano una volta sette Simeoni

Regia di Vladimir Eisner, Herz Frank vedi scheda film

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La recensione su C'erano una volta sette Simeoni

di Baliverna
8 stelle

Un tristissimo caso di cronaca che vide protagonista una famiglia di musicisti, che sembrava o era perfettamente innocua. In un attimo divampò il male e distrusse tutto.

E' necessario un breve riassunto degli avvenimenti, che manca dalla scheda. - I protagonisti di questi tristi eventi sono una famiglia numerosa, di svariati fratelli e un paio di sorelle, dove i maschi hanno messo in piedi un gruppo jazz di successo. Il più giovane tra loro è ancora un bambino. Sono molto affiatati tra loro, mentre la madre è l'elemento di coesione. Si direbbe una famiglia unita e impreziosita dalla carriera musicale nata al suo interno. Hanno un certo successo in Unione Sovietica, ma ben preso iniziano a sognare una tournè all'estero. Per fuggire dall'URSS, decidono di sequestrare un aereo con i passeggeri, per poi farsi portare in Finlandia. All'impresa già di per sé ardita, e assurda se si pensa alla tranquillità in cui erano vissuti fino a poco prima, si aggiunge un'improvvisa foga e caparbietà. Il risultato è diversi morti, omicidi e suicidi a catena, tra cui la stessa madre uccisa su richiesta da uno dei figli e l'aereo che precipita nei pressi dell'allora Leningrado, cioè vicino alla Finlandia. Anno 1988. Questi gli avvenimenti nudi e crudi, raccontati anche dai membri superstiti.
E' un documentario ben fatto su una storia abbastanza impressionante, il cui scopo principale sembra essere tentare di spiegare come sia potuto accadere. Esso non viene raggiunto, perché è una vicenda troppo insolita e scioccante, ma la pellicola scava con attenzione nel passato e nei rapporti interni di questa famiglia divenuta oggetto di studio, e scopre molti elementi interessanti. L'elemento che stupisce di più del documentario è che non si tratta di terroristi islamici che preparano e aspettano da anni il loro attentato, ma di una famigliola assolutamente innocua e anzi contraddistinta da coesione e collaborazione tra i suoi membri. Si vedono i fratelli intenti nelle prove musicali e nel condurre una piccola fattoria, sotto la guida di un'infaticabile e premurosa madre. Se vogliamo cercare una stortura o qualche presagio, vediamo intanto l'assenza del padre, che prima si dice essere un ubriacone e poi non se ne parla più: la famiglia appare quindi tanto unita quanto sbilanciata al suo interno, con una madre un po' troppo leader e capitano, con troppo influsso sui figli. Secondariamente, va detto anche che la storia precedente presenta diverse disgrazie, tra cui una nonna freddata da un guardiano ubriaco per aver rubato una patata. Una famiglia molto sfortunata, che per un po' sembra risollevarsi. La musica, dunque, il desiderio di successo all'estero, ed ecco che con un conciliabolo decidono la folle impresa. Si procurano armi e bombe, e s'imbarcano su un volo interno. Già da subito il progetto è: impresa riuscita o suicidio collettivo. Agghiacciante, incredibile. I fratelli, che sembravano tranquilli e innocui, uccidono una hostess e qualche passeggero, oltre che la loro stessa madre. Per ultimo l'aereo precipita e muoiono tutti, tranne due sorelle e un fratello rimasti fuori dalla folle impresa.
Quello che fa rabbrividire è la metamorfosi totale e improvvisa di questa affiatata famiglia. Il documentario rinuncia a trovare le risposte, e si limita a indagare con un'affascinante inchiesta sugli eventi, e interviste ai superstiti. L'argomento è questo, e forse l'ebbrezza accecante che può provocare il desiderio del successo, mentre quasi per nulla la questione dell'espatrio dall'URSS che sappiamo essere all'epoca quasi impossibile. L'analisi si cocentra cioè su come  in un batter d'occhio sia potuto divampare il male, e tralascia forse giustamente la questione della chiusura dei confini sovietici. Può questo fatto spiegare fino in fondo il scellerato gesto? Probabilmente no.

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