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C'erano una volta sette Simeoni

Regia di Vladimir Eisner, Herz Frank vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su C'erano una volta sette Simeoni

di zombi
8 stelle

c'era una volta uno straziante quanto semplice desiderio di libertà, in una grande nazione e in un tempo non tanto lontano che però sembra un millennio fa, in cui una famiglia cercò di vivere la propria vita come voleva viverla. frank inizia il suo film come un dossier criminale su di una famiglia che impazzita sterminò se stessa, ma non è così. una madre coraggio, come la nomenclatura la etichettò per via dei tanti figli che regalò al regime, partorì e crebbe più figli che potè distrutta dalla morte del secondo figlio in fasce. con estremo amore li crebbe all'ombra di una grande chiesa un pò decrepita, in un'oasi contadina alle porte della città. derisi un pò da tutti per la vita che conducevano e per l'odore di letame che si portavano dietro, sette dei suoi figli formarono un gruppo musicale di jazz classico e divennero famosi girando feste di paese e fiere. ci fu anche un tempo in cui sembrò che i sette figli potessero diventare dei grandi musicisti all'ombra della falce e del martello, ma uno ad uno i loro sogni venivano demoliti. un pò per mancanza di vero talento musicale(pare, sentendo il loro insegnante) e un pò perchè il regime decrepito non era così propenso a concedere tutta questa voglia di allegria capitalistica. non so se il titolo originale reciti come quello italiano, ma l'incipit da favola si addice moltissimo a questo nero resoconto. l'idillio delle immagini dei fratelli che aiutano la madre, in quell'angolo di felicità socialista, ben presto si trasforma in una favola nera in cui l'incantesimo della dittatura crudele e cieca, disintegra l'integrità e anche l'amore filiale e materno obbedisce alla bramosa ricerca di libertà, wanted dead or alive, senza se e senza ma. quel processo alla sorella olga e al fratello superstite igor e qualla condanna alla rieducazione mediante lavori forzati e soprattutto quell'odio pubblico nei loro confronti riporta il racconto morale alla bruta cronaca. la morte, il disastro, le immagini in carcere, quei visi spersi e solo un sorriso, reso fisso dal fermo immagine della telecamera, di olga in carcere con la sua piccola bimba nata senza padre. che bel film, che grande regista, che sommo menestrello delle immani crudeltà di un governo alle proprie genti.

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