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Adoratori della morte

Regia di Juan Ibañez, Jack Hill vedi scheda film

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La recensione su Adoratori della morte

di alan smithee
3 stelle

locandina

Adoratori della morte (1968): locandina

In un'isola circondata dall'Oceano Pacifico, conosciuta come Kulabai, un vecchio scienziato si è stanziato per studiare i riti voo-doo che gli indigeni praticano con assiduità, nella speranza di riportare tra i vivi e morti, e talvolta sfruttarli nei lavori di fatica come la coltura dei campi. All'attività del folle scienziato, si oppone uno scrupoloso capitano di nome Labiche, che tenterà di andare a fondo nella verità che avvolge quegli ancestrali riti a cui ricorrono gli indigeni locali.

Questo piccolo, indifendibile film, pasticciato nella trama e confusionario nel suo sviluppo, costituisce uno degli ultimi quattro film che il noto attore Boris Karloff scelse di interpretare a fine carriera, quando, ormai vecchio ed infermo, si accontentava di ruoli di richiamo, che tuttavia lo impegnassero fisicamente il meno possibile.

 

 

La pellicola rientra tra le quattro che il grande attore interpretò a fine carriera, diretto dl modesto regista messicano Juan Ibanez, anche qui coadiuvato (ben poco efficacemente), da quel Jack Hill noto in seguito per le sue incursioni nel genere della “woman in prison” e capisaldi della blaxploitation con al centro la figura di Pam Grier – Foxy Brown e Coffy).

Ne scaturisce un fim noiosissimo, divagante e per nulla spaventevole, dove anche i riti satanici perpetrati dalla popolazione locale, finiscono per assomigliare a rituali promitivi che nulla di interessante o terrorizzante riescono a suscitare nello spettatore.

 

Boris Karloff

Adoratori della morte (1968): Boris Karloff

scena

Adoratori della morte (1968): scena

 

 

Si parla anche di zombie, ma il pasticcio non si prende nemmeno cura di interessarsi a rappresentarne gli effetti della ipotetica mutazione, girando su se stesso senza capo né coda, come un vero pasticcio irrisolto. E la figura ingombrante ed irrisolta di Karloff finisce solo per incutere una patetica tenerezza, risultando anche lui incongruo e superfluo a tutto quell'inutile tergiversare di parole ed azioni inconsulte.

 

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