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Il cacciatore

Regia di Michael Cimino vedi scheda film

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La recensione su Il cacciatore

di maso
8 stelle

Prima durante e dopo il Vietnam, potrebbe essere la sintesi per descrivere questo potentissimo film diretto con maestria da fuoriclasse dal talentoso Michael Cimino che si ritrovò ben presto nell'Olimpo degli dei di Hollywood tanto quanto un cast di attori in ascesa qui più che mai in grande spolvero, fra i quali un gigantesco De Niro in quella che io considero forse la sua più grande prova visto anche che praticò egli stesso i suoi stunts e nella scena dell’elicottero lui e Savage rischiarono letteralmente la testa, Walken non gli è da meno emaciato da una dieta autoimposta a base di banane, la Streep commovente non solo per la dolcezza del suo personaggio ma anche per la bravura smisurata che riesce ad esprimere con il suo istrionismo spontaneo, tutti minacciarono di lasciare il set perché la produzione voleva licenziare John Cazale che era ormai alla fine dei suoi giorni per un male incurabile ma un adeguamento del programma delle riprese gli permise di terminare l’ultima sua fatica per il cinema.                        

Le scene memorabili sono disseminate lungo tutto il film che racconta il quieto vivere di una piccola comunità di operai originari dell'Ucraina che spende il tempo libero cacciando cervi con disumana e gratuita violenza, non certo per necessità, il loro motto è "Un colpo solo" per sottolineare ancora di più l'assoluto valore ludico del loro agire, la spensieratezza di quei giorni si respira intorno ad un biliardo dove cantano allegramente la regina delle canzoni d'amore dal ritmo travolgente, "I can't take my eyes off of you" cantata da Frankie Vallie.

I più uniti della comitiva sono Steven prossimo al matrimonio, Mike e Nick che non riescono a distogliere lo sguardo da Linda che sembra però preferire il secondo.

La loro vita cambia bruscamente dopo la dura esperienza in Vietnam che copre la parte centrale della pellicola, in questo segmento di sconvolgente realismo e brutalità non ci viene descritto il conflitto nell’accezione più classica del suo significato ma la straziante prigionia durante la quale i tre sono costretti dal nemico alla tortura psicofisica della roulette russa che farà emergere però il carattere forte di Mike e quello fragilissimo dei suoi compagni, non è un caso che sia uno stratagemma da lui ideato a farli fuggire da una prigione di acqua sudicia e piena di topi. 

La raggiunta libertà non è purtroppo per loro un motivo di gioia ma più una condanna dell’anima: per Steven il rinserimento è frustrato anche dalla menomazione fisica oltre che psicologica, per Nick non è neanche concepibile visto che lo shock subito durante la milizia sembra avere il sopravvento sul suo agire che lo porta a scegliere la diserzione e la permanenza in una Saigon frenetica nel caos più totale che la guerra le ha imposto, proprio li troverà la medicina per purgare i suoi demoni praticando nelle bische clandestine l’esperienza che li ha generati, Mike invece torna in Pensilvanya apparentemente integro nella psiche ma anche per lui il peso della drammatica esperienza riemergerà a più riprese e non gli permetterà di avere un rapporto completo con Linda ne di premere quel grilletto diventato pesantissimo dinnanzi a quel cervo così indifeso come fu lui nell’inferno del Vietnam.

Tre sequenze sono da considerarsi da antologia per simbolismo e coinvolgimento emotivo: la sequenza del ballo in cui gli ignari commilitoni in partenza per il fronte deridono un ingrigito graduato che ha visto l'orrore della guerra e nel suo bofonchiare sembra metterli in guardia su cosa li aspetta, la prigionia e la roulette russa imposta loro dai vietcong simbolo dell'assurdità della guerra, la caccia al cervo che veniva vissuta da Mike e i suoi compagni come un gioco ignobile che deprezza la purezza della natura ma dopo l'inferno sembra non essere più un trastullo piuttosto un tentativo di ritorno a quei giorni spensierati che non potranno più essere tali poichè Mike ha imparato che valore abbia la vita nel suo significato più importante cioè il rispetto del prossimo uomo o animale che sia.                                                                             

Il mio giudizio tecnico su questo film è altissimo, da cinque stelle per intenderci, dovete sapere che per accentuare il realismo Cimino tirò fuori dal cilindro delle intuizioni al limite del disumano: considerate che una pallottola fu inserita nel cilindro della rivoltella nelle scene che precedevano lo sparo durante la roulette russa con lo scopo di incrementare la tensione sul set, Walken sputò in faccia a De Niro su suggerimento di Cimino che non lo aveva messo al corrente di tutto ciò, reagì minacciando di andarsene per quanto era infuriato; c’è però un altro aspetto del film che non mi permette di dargli the perfect score, quello morale: gli americani sono tornati con le ossa rotte da questa campagna ed il personaggio di John Savage ne è il simbolo, ma come sempre tendono a descrivere i loro nemici come dei maniaci psicopatici e i loro soldati come degli agnellini indifesi ma così non è affatto, se anche fosse vero poi mi domando che razza di trattamento vi aspettavate da un popolo straziato dai vostri bombardamenti a base di ordigni incendiari o dallo spargimento in tutto il territorio di mine anti uomo che ancora oggi mutilano bambini ed anziani che si apprestano a pisciare dietro un cespuglio. Cosa vi aspettavate per i vostri prigionieri?

Cappuccino e brioche per colazione? Che ipocriti!

Per concludere vi dirò che "The Deer Hunter" è un film assolutamente da vedere ma chi ha lo stomaco delicato ne stia parecchio alla larga.

La colonna sonora

"I can't take my eyes off of you" è una canzone irresistibile inserita nel momento più spensierato del film e si contrappone perfettamente al malinconico pezzo di chitarra che commenta le scene più introspettive

Michael Cimino

Cimino è un regista ormai tramontato ma aveva delle idee e delle intuizioni da vero fenomeno e questo film è una autentica vetrina di queste doti che purtroppo gli si ritorceranno contro nella realizzazione di "I Cancelli del cielo"

Robert De Niro

Questo è il De Niro che preferisco: profondo, riflessivo, atletico, folle, romantico, una prova strepitosa che avrebbe meritato un riconoscimento ufficiale e considerate che egli stesso ha dichiarato che di tutte le sue interpretazioni è quella che lo ha più impegnato fisicamente

Christopher Walken

Il premio Oscar per questa sua performance è strameritato, lo shock subito è dipinto nelle sue lacrime

John Savage

Bravissimo anche lui, in particolar modo nelle sequenze della prigionia dove emerge la sua fragilità caratteriale

Meryl Streep

Forse la più grande attrice drammatica mai esistita, il suo personaggio è di una dolcezza infinita e recita con una naturalezza impagabile, capace di strappar lacrime anche ad una statua di marmo

John Cazale

Il suo quinto ed ultimo impotantissimo film, commovente il suo impegno e singolarissimo il suo personaggio

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