Regia di Marco Ponti vedi scheda film
Dello stupendo e poetico brano di Sergio Endrigo che da il titolo al film, restano qui solo una location da cartolina illustrata, una storia troppo dozzinale per poter far riflettere e un abbozzo di commedia riuscito davvero male. Si salvano la Littizzetto e l'ottimo Michele Placido.
In un'epoca nella quale il cinema italiano sembra costretto a far ricorso sempre più spesso a titoli presi in prestito da celebri canzoni del passato, non sorprende l'esistenza di un “Io che amo solo te”, dallo stupendo e poetico brano di Sergio Endrigo dei primi anni '60. Sfortunatamente il film, diretto da Marco Ponti e sceneggiato da Luca Bianchini, Lucia Mosio e dallo stesso regista, di poetico ha solo qualche fugace momento e di stupendo non ha assolutamente nulla. Abbiamo una location intonsa e solare perfetta come cartolina illustrata, una storia troppo dozzinale per far riflettere, un metronomo settato (male) su 'commedia' e al quale solo uno o due degli interpreti (la Littizzetto, ad esempio) riescono a star dietro e una voce fuori campo da fucilazione immediata. Quanto al resto, la coppia protagonista formata da Laura Chiatti e da Riccardo Scamarcio non fa grossi danni, ma non parliamo certo di Katherine Hepburn e Spencer Tracy e non sarebbe quindi lecito sperare che da soli tengano a galla un film. Molto bravo invece Michele Placido, sempre misurato. Insomma, non una pellicola da mandare al rogo (lo stesso Ponti ha fatto di molto peggio), ma men che meno un prodotto riuscito così bene da meritare un sequel, “La cena di Natale“, la cui uscita è ormai imminente.Da notare a proposito di tale sequel che in un primo momento avrebbe dovuto chiamarsi “Io che amo ancora te“. Fortunatamente qualcuno fra autori, produttori e distributori ha avuto quel minimo di buon senso (o di padronanza della lingua italiana) per capire che tale titolo non avrebbe rappresentato il seguito ma piuttosto l'antitesi del concetto contenuto nel titolo del primo film!
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