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Revenant - Redivivo

Regia di Alejandro González Iñárritu vedi scheda film

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La recensione su Revenant - Redivivo

di maghella
9 stelle

 

Film ispirato alla vera storia del cacciatore di pelli Hugh Glass, vissuto all'inizio dell'800 (il film è basato sull'omonimo romanzo di Michael Punke).

Glass, insieme a suo figlio Hawk -avuto da una indiana Pawnee morta durante un attacco da parte dei soldati al loro villaggio – fa da guida per una spedizione di caccia ad una pattuglia di soldati americani. Il numeroso gruppo viene però decimato da un feroce attacco indiano (i Ree), così che i reduci devono abbandonare le pelli e cercare di raggiungere il fortino a piedi, attraversando le nevi del Nord Dakota. Mentre Glass cerca di tracciare un percorso per il ritorno viene attaccato da un orso grizzly che lo riduce in fin di vita. Il capitano della spedizione in un primo tempo vuole mettere fine alle sofferenze del povero Glass, ma accetta le suppliche del figlio Hawk, e acconsente di lasciarlo alle sue cure e a quelle di altri due compagni. Purtroppo con Glass e il figlio rimane pure Fitzgerald, un soldato di ventura senza troppi scrupoli, che non vede di buon occhio il “meticcio” indiano, e che si aggrega a loro solo per poter rimediare la ricompensa che il capitano ha offerto in cambio di una degna sepoltura a Glass, una volta che la inevitabile morte giungerà.

Questo è ciò che accade nella prima intensa mezz'ora del film, che in tutto dura più di 2 ore e mezzo . Basterebbero solo questi 35 minuti per rendere il film eccezionale, inverosimilmente il film procede su questo livello per tutta la sua durata, senza mai perdere il ritmo, non lasciando che la tensione cali.

La vera vicenda infatti prende inizio proprio dall'abbandono di Glass da parte dei suoi compagni, che non si fanno scrupoli a lasciarlo moribondo mezzo sepolto in una fossa, alla mercé degli indiani Ree (non dirò cosa accade al figlio Hawk). Le 2 ore successive sono dedicate alla rinascita spirituale e fisica di Glass, che come il famoso conte di Montecristo, è mantenuto in vita dalla sete di vendetta. Abituato alla dura vita da cacciatore, si fa forza di tutte le sue conoscenze per poter sopravvivere alle intemperie che il Nord Dakota offre nel rigido inverno. Seguito costantemente dagli indiani Ree -che a loro volta cercano Fitzgerld per un vecchio conto da saldare -, Glass procede per gironi danteschi, affrontando di volta in volta le avversità naturali e gli incontri più o meno fortunati, fino ad arrivare finalmente al fortino e trovare così giustizia. Se il finale può apparire scontato con il duello tra Fitzgerald e Glass, si rimane ancora una volta piacevolmente stupiti. Niente in questo bellissimo film è scontato e banale, anche se la storia può apparire tale sulla carta (solo perché già vista in tanti altri film analoghi). Un western d'altri tempi che ha una sua personalità e ricercatezza ben distinta. La battaglia iniziale tra i soldati cacciatori di pelli e gli indiani Ree basterebbe a rendere questo film ottimo per i soli primi 10 minuti, che fanno sobbalzare lo spettatore da un cavallo in fuga ad un indiano colpito, per sentire i colpi sulla pelle e cercare la salvezza sul battello. Da subito si entra in campo con i protagonisti e si muore e sopravvive con loro. Basterebbe questa meravigliosa sequenza per sentirsi soddisfatti...ma dopo soli altri 10 minuti arriva l'attacco da parte dell'orso, e qui è tutto al limite dell'esaltazione, tanto che sono andata a verificare subito dopo la visione del film come (caspiterina) sia stato possibile girare una scena simile. Svelo subito (tanto ve lo chiederete una volta visto) che l'orso non è vero, ma frutto di una meravigliosa tecnologia digitale - “Computer Genrated Imagery” - che permette di sfruttare la computeristica grafica per realizzare immagini con gli animali. Una scena che rimane impressa nella mente e che personalmente mi ha colpito tantissimo per la durata e per la forte intensità espressiva e attoriale da parte di Leonardo Di Caprio.

Il bello di questo film è che non cala mai, e continua sempre mantenendo il livello di tensione altissimo. Un film sulla ricerca di sé stessi, sulla natura dell'uomo e di quanto di animalesco ci sia in lui in circostanze estreme. Un film sulla vendetta e il sapore amaro che lascia una volta assaggiata. Un film che mostra gli uomini nella loro essenza: selvaggi (“siamo tutti selvaggi” si leggerà sul cartello lasciato penzolare su un indiano impiccato ad un albero) e “civili” si mescolano dando vita ad un nuovo genere più pericoloso perché frustrato e insicuro in una natura che per i primi non è più solo la loro, per i secondi è ancora tutta da scoprire e da dominare.

Un film di avventura che finalmente è di avventura, dove c'è il sapore della ricerca e della scoperta della storia, anche nelle parti che appaiono più ovvie.

 

In tutto questo brilla (davvero brilla) Leonardo Di Caprio, che da anni si mette alla prova cercando la sua parte, il suo ruolo con registi famosi e affermati...ebbene qui l'ha finalmente trovata. Hugh Glass è il ruolo della vita di Leonardo Di Caprio, personalmente non riuscirei ad immaginarmi altro attore interprete di questo personaggio così complesso e difficile. Personaggio che ho scoperto essere negli Stati Uniti una vera leggenda. Di Caprio è quasi irriconoscibile (se non fosse per gli inconfondibili occhi celesti) dietro ad una barba lasciata crescere incolta per molti mesi per renderla più verosimile. Impaurito ma mai arrendevole, ispirato dall'obiettivo della vendetta, non trova pace e rassegnazione fino a quando non compirà l'ultimo gesto liberatorio.

Regia impeccabile alla ricerca della perfezione. Ogni particolare non è lasciato al caso: per girare una scena in una gola tra due vallate, sono stati impiegati giorni e giorni, per via della luce che in quel determinato punto era presente solo per 20/30 minuti. Questo per comprendere il livello di professionalità presente in questo film.

 

Curiosità:

Molto si è chiacchierato nei mesi scorsi sulla scena della lotta con l'orso. Di Caprio durante una intervista aveva dichiarato:”Si riesce a sentire l’intimità di entrambi, l’uomo e la bestia. Senti il sudore e il calore venire dall’animale”. 

È come se risvegliasse qualcosa in voi, come un animale voyeuristico che guarda qualcosa che non dovrebbe guardare”. Queste frasi hanno dato il via ad un chiacchiericcio mediatico che insinuava che nella scena della lotta ci fosse un atto di stupro da parte dell'orso su Di Caprio. Ovviamente così non è (per fortuna nostra e di Di Caprio).

 

locandina

Revenant - Redivivo (2015): locandina

 

 

 

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