Regia di Raffaello Matarazzo vedi scheda film
Storie di varia umanità si mescolano su un treno popolare diretto da Roma a Orvieto: due amanti vengono scoperti, una nuova coppia nasce, all’arrivo due ragazzi vengono creduti annegati.
Esordio precoce per Raffaello Matarazzo, ma certo non inatteso, questo Treno popolare: appena 24enne il regista romano aveva infatti già diretto un paio di documentari propagandistici e firmato altrettante sceneggiature per dei colleghi. Eccolo quindi alle prese con il suo primo lungometraggio – o forse medio, dato che la versione oggi reperibile su YouTube dura un’ora esatta, non un minuto di più – a soggetto, opera arguta, ben organizzata sul copione e sullo schermo, e al contempo spendibilissima per il pubblico contemporaneo. I treni popolari erano una delle ultime novità del regime, all’epoca: istituiti nel 1931, permettevano durante i fine settimana gli spostamenti di grandi masse grazie a biglietti a prezzi calmierati; di conseguenza scocca l’idea (completamente zavattiniana, a ben vedere, per quanto ante litteram) di raccontare uno di questi viaggi tra la Capitale e Orvieto mettendo in scena un po’ della varia umanità composta dai passeggeri del treno. E pertanto il risultato è godibile ancora oggi: frizzante, ironico a suo modo, lievemente caricaturale, con validi interpreti tra i quali si possono citare Marcello Spada, Maria Denis, Lina Gennari, Carlo Petrangeli e Jone Frigerio. Sceneggiatura di Matarazzo e Gastone Bosio (Bossio) con la collaborazione di Gino Mazzucchi. 6/10.
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