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Qualunque cosa succeda - Giorgio Ambrosoli

Regia di Alberto Negrin vedi scheda film

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La recensione su Qualunque cosa succeda - Giorgio Ambrosoli

di lamettrie
7 stelle

Per essere uno sceneggiato televisivo, di due puntate, ha un suo decoro. Soprattutto, non tradisce né la storia né il valore umano e politico degli eventi. Che furono fra i più significativi esempi, purtroppo, dell’Italia repubblicana.

Chiara è tutta quell’associazione a delinquere che fu (è?) la classe dirigente politica economica, religiosa e anche giudiziaria italiana. Una correità di fondo che ha permesso solo poche crepe, come l’affidamento stesso ad Ambrosoli del ricchissimo impero criminale di Sindona. Una crepa che da quest’ultimo fu riassorbita bene, con l’assassinio di Ambrosoli commissionato il giorno prima della deposizione decisiva dell’avvocato. La legalità deve durare poco, se possibile mai, in Italia.

Splendido l’affresco di due aspetti, fra gli altri: la grande tensione morale del protagonista e del maresciallo Novembre, che hanno superiori valori al servizio della comunità; ed il loro isolamento. Nonostante fossero due eroi per il bene pubblico, furono contrastati e isolati con ogni mezzo, specialmente illecito. Non furono certo osannati ed aiutati come dovevano. Furono lasciati soli come anche due fatti storici dimostrano inequivocabilmente: nonostante le minacce di morte documentate, Ambrosoli non ebbe nessuna protezione; e poi la pressoché totale assenza degli uomini delle istituzioni al suo funerale, eccezion fatta per il direttore della Banca d’Italia Baffi, che poco prima era stato attaccato dalla magistratura proprio per aver avallato la doverosa e limpida azione di Ambrosoli, e non per i motivi dichiarati (la P2 ai tempi furoreggiava nel suo controllo illecito sui gangli vitali dello stato).

Vaticano, Democrazia cristiana, capitalismo italiano, massoneria, Stati Uniti, mafia: tutta la classe dirigente della prima (ma non solo di quella) repubblica appare per ciò che è stato, negli anni ’70 come snodo in particolare. Appare come quel gruppo delinquenziale che ha impedito la democrazia in Italia, favorendo l’impunità dei criminali ricchi. Sempre sotto l’esigenza dell’anticomunismo, che allora serviva per legittimare qualsiasi cosa, almeno fino al ‘91.

Nell’ordine di citazione, ecco i personaggi che sfilano in questa galleria dell’orrore: Marcinkus per la Chiesa cattolica; Andreotti per la Dc; Gelli per il capitalismo italiano (come Cuccia) e la  massoneria; Nixon  (non appare, ma fu grande protettore di Sindona; come è noto, proprio la caduta politica di Nixon determinò la fine delle protezioni al criminale finanziario siciliano; la cui carriera era prima stata avviata, in Lombardia, dal futuro Paolo Vi, che prima di essere papa era arcivescovo di Milano); Bontate (nemmeno lui si vede, ma chi  perseguitava Ambrosoli al telefono era suo cognato; del resto si sa che Sindona, anche grazie allo Ior e quindi alla Chiesa, riciclava il denaro della mafia, di cui negli anni ’70 Bontate era il dominus).

Apprezzabile anche la vita quotidiana e familiare dei protagonisti: autentica, toccante, pur non elevandosi sopra il consueto, semplicissimo livello dei film per la tv.

Bene Favino, Popolizio, Herlitzka, anche se non di tutti si può dire lo stesso.

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