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Titanic, latitudine 41 nord

Regia di Roy Ward Baker vedi scheda film

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La recensione su Titanic, latitudine 41 nord

di giansnow89
7 stelle

Rigorosa rappresentazione dell'affondamento, glaciale come un iceberg.

«Per tre anni non ho fatto altro che pensare al Titanic. Ma non l'avevo capito bene. Non l'avevo vissuto col cuore.» Perché cominciare con una citazione dell'avventuriero Lovett tratta dal Titanic di Cameron? Perché credo tracci molto bene il solco fra quel film e quello di cui andremo a trattare testé. Cameron, nel suo pluripremiato kolossal, ti obbliga a partecipare con il cuore palpitante, della (mala)sorte dei due piccioncini, a cui il transatlantico fa da eccellente background, ma è un background nemmeno troppo necessario. Se avessimo modificato le condizioni al contorno, e quindi se Jack e Rose si fossero amati durante un bombardamento della seconda guerra mondiale, o durante un attentato aereo, o durante un'invasione aliena (perché no?), non so di quanto si sarebbe spostata la carica emozionale del loro rapporto. Amo il film di Cameron e penso che nella mia personale classifica delle visioni multiple sia sul podio assoluto: ma sarebbe molto sciocco non ammettere che è stata un'operazione commerciale che ha fatto leva più sul cuore e sulla pancia dello spettatore, che sulla sua testa. Il film del 1959, che così a naso è la miglior versione cinematografica ante Cameron del disastro, innalza il Titanic ad unico protagonista. Il taglio è documentaristico e rigoroso. Il racconto corale consente allo spettatore di non distogliere l'attenzione dalla tragedia in atto, di non particolarizzarsi sulle disavventure di questo o quel personaggio, ma di cogliere una visione di insieme del problema. Il panico generale è chiaramente palpabile, ma non è sguaiato, non è invadente, ha una sua compostezza. Il personale della nave, quindi il comandante, l'ingegner Andrews, i marconisti e quant'altro, sembra essere lì precipuamente per spiegare che cosa è accaduto, più che viverlo effettivamente. Il distacco accademico di Andrews nel descrivere puntigliosamente cause e conseguenze dell'impatto con l'iceberg è quasi irreale. Il coinvolgimento emotivo di tutti quanti è ridotto al minimo per non oscurare il dolente declino di questo gigante d'argilla degli oceani. Io penso tuttavia che il Titanic e i suoi passeggeri siano stati resi dalla storia una cosa sola e inscindibile: e separarne la tragedia quindi è un'operazione altrettanto artificiosa che concentrare l'attenzione su due soli personaggi come fa Cameron. Il film del 1997 ha comunque attinto in molti particolari da questo suo predecessore; e la ricostruzione della nave già nel '59, cioè molto prima che fossero condotte indagini sul relitto, è stata straordinariamente fedele e riuscita. Permane qualche dubbio sulle modalità dell'affondamento nelle ultimissime battute: la nave si spaccò o no prima di inabissarsi? Baker, che potè contare su testimonianze di prima mano - cosa di cui Cameron per ovvie motivazioni anagrafiche ha dovuto fare a meno - fa andare a fondo il suo Titanic bello intero. 

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