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Prometheus Project

Regia di Sean Tretta vedi scheda film

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La recensione su Prometheus Project

di Maciknight
5 stelle

Un film sconsigliabile a chi vuole rilassarsi ed intrattenersi con qualcosa di leggero. Un calcio negli attributi in confronto sarebbe solo un massaggio shiatsu

E’ un film che denuncia con freddezza documentaristica stile candid camera le modalità spregiudicate, ciniche e spietate, da parte delle multinazionali di condurre le ricerche medico farmacologiche in ambiti rischiosi e di frontiera (in questo caso sulle cellule staminali e la rigenerazione cellulare, ma poteva anche essere la clonazione, ecc.). La sceneggiature ricorre alla classica confessione postuma di una delle ricercatrici, una biologa molecolare che ha salvato la pelle ma ne è uscita deturpata nel fisico e devastata nell’anima, e che racconta la sua esperienza, motivazioni, ambizioni, alibi psicologici per giustificare l’illegalità ed immoralità dei suoi atti e di quelli dei suoi complici, ecc.. Perché seppur per ragioni apparentemente scientifiche e di beneficio per l’umanità, in realtà il team messo in piedi è un’associazione a delinquere, inizialmente dotato delle migliori intenzioni e motivazioni (si che la strada per l’inferno è lastricata di buone intenzioni), ma man mano che si sommano i fallimenti nelle loro ricerche sperimentali, si ritrovano disposti a superare sempre più i limiti etici, morali ed umani, della loro sfrontatezza scientifica ed osare sempre di più nei loro esperimenti, approfittando delle miserie, debolezze umane ed anche degli “incidenti” che avvengono in loco, per trasformarli in opportunità.

Si nota l’impegno di rendere credibili i personaggi e gli eventi descritti ed anche la ricostruzione del luogo di lavoro che diventa in pratica una prigione, un enorme fabbricato seminterrato con corridoi lunghissimi e centinaia di stanze e laboratori, nel quale chi vi entra per lavoro non vede più la luce del sole. I segreti devono rimanere all’interno del complesso e chi cerca di abbandonare il luogo ed il progetto viene eliminato. Il film è duro, aspro, impietoso, e si pone probabilmente lo scopo di indagare i tortuosi meandri della psiche umana per cogliere quanto sia disposto l’essere umano in particolari circostanze e motivazioni a violare etica, morale, buon senso, e valori comunemente condivisi, pur di conseguire i propri obiettivi. Obiettivi che se all’apparenza possono sembrare nobili (la ricercatrice entra nel progetto di ricerca per cercare di salvare la madre da un tumore) in realtà sono mossi da egoismo, ambizioni, competizione, servilismo, paura, delirio di onnipotenza, di cui non sono ancora del tutto consapevoli. Come spesso avviene in questi racconti che cercano di sondare la psiche umana, coloro che sembrerebbero all’inizio i più cinici duri e spietati poi si rivelano dotati di sensibilità e umanità che era semplicemente repressa o relegata in ombra, e quindi in qualche modo si riscattano (come l’altra ricercatrice, che era capo progetto prima che arrivasse la protagonista sopra descritta, una candida ragazza all’inizio). Questi, quando il “gioco si fa duro”, smettono di giocare, in modo che possano subentrare quelli che sembravano tanto innocenti e candidi con delle remore ed inibizioni, ed invece sono disposti a tutto con le loro giustificazioni incorporate sempre pronte all’uso. Discutibili alcune scelte della sceneggiatura, piuttosto truci ed horror, di attingere a piene mani al genere zombie e frankenstein, probabilmente finalizzate al target giovanile cui era destinato in partenza il film, sciupando un’occasione per fare qualcosa di impegnativo al di fuori delle motivazioni di cassetta. Voto finale 5.

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