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Il racconto dei racconti

Regia di Matteo Garrone vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il racconto dei racconti

di laulilla
6 stelle

Alterni e non sempre coerenti i risultati di questo film, che si segnala soprattutto per il gusto coloristico e la fotografia di luoghi poco noti del paesaggio italiano, almeno fino alla sua uscita nelle sale

 

C’era una volta una regina (Salma Hayek) così disperata perché senza figli da essere disposta a qualsiasi sacrificio pur di averne (pazienza poi se a subire il sacrificio non sarà lei).

C’era una volta un re (Vincent Cassel) così stolto da innamorarsi di una voce (ignorando che appartenesse a una vecchia megera). C’era una volta un altro re (Toby Jones) ancora più stolto: aveva allevato una pulce e l’aveva fatta crescere tanto da renderla del tutto simile a un mostruoso mammifero (pretenderà di servirsene quando dovrà maritare la figlia). 

 

Intrecciando gli sviluppi (che non intendo rivelare) di queste tre fiabe tratte dal Cunto de li cunti di Giambattista Basile, Matteo Garrone ci trasporta nel suo anomalo film, presentato a Cannes, facendoci vivere per due ore nello spazio del “meraviglioso”, ovvero là dove aspetti della realtà quotidiana trapassano con facilità e naturalezza nel mondo delle incantagioni e dei sortilegi, quello dei maghi, delle fate e degli orchi, dei negromanti e dei draghi che da sempre hanno popolato le fantasie dell’umanità (non solo dell’infanzia), quando con facilità e senza troppi problemi qualsiasi prodigiosa narrazione era sembrata naturalmente plausibile.

Se, per apprezzare il film, è bene che lo vediamo abbandonandoci al fluire del racconto, senza razionalizzarlo troppo, è necessario ricordare, tuttavia, che le fiabe del film sono pensate per adulti pienamente consapevoli che le radici dei racconti di fate e di orchi affondano negli archetipi collettivi dell’inconscio in cui le pulsioni elementari, dettate dagli istinti corporali per la sopravvivenza, sono all’origine dei comportamenti umani più primitivi e meno accettati, quelli che attraverso l’educazione e l’organizzazione sociale abbiamo cercato di reprimere.

 

Matteo Garrone, per narrare questo mondo oscuro e labirintico - non volendo ricorrere agli effetti speciali della grafica computerizzata - in modo culturalmente suggestivo ed elegante, ambienta questo suo film in alcuni luoghi abbastanza intatti del paesaggio naturale e artistico italiano, fuori per lo più dai consueti circuiti del turismo di massa, collocandoli nel tempo delle corti feudali, presso le quali girovaghi e saltimbanchi rappresentavano le fiabe popolari per il diletto dei nobili.

In tal modo, come l’autore a cui si ispira, egli dà voce ai “villani” che per quelle corti lavoravano duramente la terra e allevavano gli animali, senza aspettarsi molto altro che di sfamarsi e dissetarsi.

Le fiabe erano pensate anche per il diletto delle donne - a cui erano per lo più dedicate – che fuori o dentro le corti poco contavano, se non come fonte del piacere maschile, nonché come addette alla riproduzione della specie e alla salvaguardia attenta della gerarchia delle classi.

Il risultato è un film un po’ strano e non sempre coerente, arricchito da una bella e suggestiva fotografia, che poco concede alle storie “gotiche” e molto, invece, cerca di parlare alla cultura e al gusto visivo e musicale degli spettatori, con un'attenzione forse un po' ruffiana...

 

 

 

______

Film in streaming gratuito su Raiplay, ma disponibile anche su altre piattaforme.

 

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