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Supergirl, la ragazza d'acciaio

Regia di Jeannot Szwarc vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Supergirl, la ragazza d'acciaio

di xelaba75
8 stelle

“Supergirl-La Ragazza d’Acciaio” non è certo uno di quei film che hanno fatto la storia del cinema né uno di quei prodotti di intrattenimento che si ricordano perché particolarmente riusciti, se vi capita di visitare qualche sito o forum specializzato sui cinecomics (le pellicole tratte dai fumetti) potrete constatare che al contrario “Supergirl” è considerato dagli addetti ai lavori come uno dei peggiori film mai realizzati in questo genere ma nonostante queste cattive recensioni e le svariate stroncature anche condivisibili, il mio ricordo del film è positivo e piacevole. Ricordo che lo vidi per la prima volta all’età di 16 anni in TV e lo trovai molto divertente, andavo pazzo all’epoca per quella stagione di cinecomics che si collocano tra la fine degli anni 70’ e l’inizio degli 80’ che comprendevano la serie di “Superman” e “Flash Gordon”, pellicole che si basavano su un tono leggero e quasi comico con una netta demarcazione tra i supereroi ed i cattivi, per lo più personaggi monodimensionali privi della minima sfaccettatura o originalità. Il successo dei film di Superman nonostante lo schematismo, risiedeva nel tocco ironico di registi come Lester e Donner oltre che su cast all-stars, produzioni molto ricche per gli standard dell’epoca ed effetti speciali all’avanguardia. “Supergirl” partiva già battuto in partenza rispetto all’illustre predecessore “Superman” per diverse ragioni; in primo luogo perché il personaggio dei fumetti era molto meno radicato nella cultura popolare poi perché la produzione, benché fosse nominalmente la stessa di “Superman” con a capo i fratelli Salkind, non mise in campo questa volta lo stesso spiegamento di forze che si era visto per l’uomo d’acciaio; già a partire dagli attori emerge in modo evidente lo squilibrio tra i due film tanto che Supergirl può essere considerata, a ragione, la cugina povera di Superman. Il cast del film, pur vantando alcuni nomi di una certa rilevanza nel panorama internazionale non poteva competere con quello di “Superman” che annoverava autentiche leggende del cinema come Marlon Brando, Gene Hackman e Glenn Ford. Per lo script di “Superman” inoltre si era scomodato addirittura il grande Mario Puzo autore de “Il Padrino” mentre la sceneggiatura di “Supergirl” fu affidata a David Odell, l’autore del “Mappet Show” che si rese responsabile di un improbabile e risibile storia che fu poi ulteriormente peggiorata dalla regia impalpabile di Jeannot Szwarc (“Lo Squalo 2”, “La Vera Storia di Babbo Natale”), un abbonato al flop che non possedeva la necessaria ironia per realizzare un buon prodotto di intrattenimento. Nonostante tutto però “Supergirl” ha delle qualità che ne fanno un autentico Guilty Pleasure, uno di quei piaceri inconfessabili che si guardano e ri-guardano senza avere il coraggio di dirlo agli amici neanche sotto tortura, per queste ragioni il film accanto ai tantissimi detrattori ha anche insospettabili gruppi di fan devoti sul web. Fin dai titoli di testa e dall’inizio della vicenda che prende le mosse nella città di Argo, un frammento situato nell’inner-spazio, originatosi dall’esplosione di Krypton, è evidente l’intento di introdurre elementi fantasy, un genere molto in voga negli anni 80’, questo aspetto, unitamente alla fotografia scintillante che rende ottimamente i colori vividi del fumetto, riesce a conferire una certa atmosfera sognante e magica al film che ben si sposa con la bellissima colonna sonora di Jerry Goldsmith per nulla inferiore a quella di “Superman”. La qualità principale del film è però certamente la sua splendida giovane protagonista, l’allora 21enne Helen Slater, qui al suo esordio cinematografico, bellissima e dolcissima, la meravigliosa Helen incarnava perfettamente il mio ideale di bellezza; bionda con due occhioni azzurri da togliere il fiato, la Slater è una Supergirl semplicemente perfetta e stretta nel costume da supereroina era ed è incredibilmente sexy; è lei il vero motivo che tiene incollati davanti allo schermo, mi ricordo che inebriato dalla sua bellezza, alla mia prima visione, rimasi immerso nella storia per tutta l’ora e 40’ della sua durata, in assoluta trepidazione per le sue vicende improbabili e pericolose anche se ad onor del vero, la storia non è proprio quel che si direbbe emozionante né il ritmo del film può definirsi indiavolato, ma si sa, quando si è sentimentalmente coinvolti come lo ero io con Supergirl, tutto sembra più eccitante. La necessità di avere un canovaccio pressoché originale che miscelasse azione, fantascienza e commedia con uno spruzzo di romanticismo, fece in modo che lo script di “Supergirl” richiamasse il classico ever-green fantasy “Il Mago di Oz” e le favole dei fratelli Grimm, Biancaneve e Cenerentola in testa. Ecco brevemente la trama: dopo l’esplosione di Krypton, i superstiti danno vita alla città di Argo situata nell’innerspazio ma un giorno, Kara (Helen Slater), la cugina di Superman, smarrisce per errore il potente Omegahedron, una fonte di energia necessaria per la sopravvivenza della sua gente. Per salvare il suo popolo la ragazza è costretta a scendere sulla terra, a bordo di una navicella ideata dal suo mentore, lo scienziato Zaltar (Peter O’Toole). Sulla terra Kara ha gli stessi super-poteri del celebre cugino e può iniziare una corsa contro il tempo per recuperare l'agognato e potentissimo oggetto che naturalmente finisce nelle grinfie della malvagia strega Faye Dunaway alias madame Selena, la super-cattiva della storia: una pazza megalomane che sogna niente di meno che di conquistare il mondo e dominarlo. Sulla terra Supergirl che assume l’identità della brunetta studentessa di college Linda Lee si trova come la Dorothy del mago di Oz, in un mondo bellissimo ma ostile dove troverà aiuto solo in Lucy Lane (Maureen Teefy), la sorella di Lois con cui divide la camera al college e nel suo amico Jimmy Olsen (Marc McClure), il fotografo del Daily Planet che rappresenta l’unico personaggio della saga di “Superman” a comparire nel film. Come ne “Il mago di Oz” la cattiva è una perfida strega, in accordo con il più classico canovaccio fantasy, soltanto che il personaggio pur mantenendo intatte le sue caratteristiche principali, appare lievemente aggiornato e trasportato ai giorni nostri così Selena risulta essere una cartomante ed occultista che studia i vecchi testi di magia nera, vive con la sua aiutante Bianca (Brenda Vaccaro) in un parco divertimenti abbandonato sfruttando uno stuolo di stravaganti seguaci, vittime dei suoi raggiri. L’idea di una strega come nemesi di una supereroina è già piuttosto demenziale in partenza ma Il personaggio di Selena così come viene tratteggiato in sede di sceneggiatura è addirittura grottesco tanto che la parte fu rifiutata non soltanto da star di prima grandezza come Jane Fonda ma anche da quelle che allora erano attrici emergenti come Goldie Hawn e Dolly Parton che rinunciò addirittura a 7 milioni di dollari pur di non apparire nei panni di una strega. Dopo tutti questi rifiuti, la produzione ingaggiò finalmente la già stagionata Faye Dunaway (allora già ultraquarantenne), forse l’unica attrice della scena internazionale di quel periodo, disposta ad accettare un ruolo tanto orrendo. La Dunaway pochi anni prima, era uscita con le ossa rotte da “Mammina Cara”, il bioptic sulla controversa vita della diva di Hollywood Joan Crawford, un terribile polpettone dove si era resa responsabile di un tour-de-force melodrammatico senza precedenti fatto di scene isteriche al limite del ridicolo e momenti involontariamente kitsch. Ottenuta la meritata “pernacchia d’oro” ai Razzie Awards come peggior attrice dell’anno, stroncata dalla critica e abbandonata da Hollywood, la Dunaway decise di riparare in Inghilterra nella speranza di trovare ancora qualcuno disposto a scritturarla per qualche parte ma ormai la sua stella si era offuscata irrimediabilmente e la sua immagine presso il pubblico era diventata quella dell’arpia nevrotica e senza cuore, al limite della pazzia di “Mammina Cara”, sembrò così naturale ai produttori di “Supergirl” affidarle una parte per certi versi simile e nella quale di fatto lei stessa si identificava perfettamente: Selena può essere definita infatti una sorta di caricatura della sua Joan Crawford, un aggiornamento grottesco della regina cattiva di Biancaneve, come apertamente suggerito dallo specchio magico che utilizza; la rivalità con la Slater ripropone per molti versi quella tra Biancaneve e la matrigna: quanto la Slater è ingenua, dolce ed altruista tanto la Dunaway è arrogante, egoista e rosa dalla gelosia per la bellezza e la giovinezza della rivale. La misoginia tipica dei film hollywoodiani riecheggia anche in questa produzione inglese e pertanto nella sceneggiatura viene inserito il classico in­serto rosa, tanto caro alle teenagers alle quali il film era principalmente rivolto ed ecco quindi il principe azzurro rappresentato dal bel fusto di turno, un giardiniere tutto muscoli e poco cervello, di nome Etahn, interpretato dall’aitante attore canadese Hart Bochner (“Trappola di Cristallo”, “Ricche e Famose”) che si trova ad essere l’oggetto del desiderio conteso tra le due primedonne del film. Certamente il nostro principe Hart sarà anche sexy ma di sicuro non rimedia una gran figura in balia com’è degli eventi e soprattutto totalmente inerme al cospetto delle mire bellicose di due tardone in calore come la Dunaway e la Vaccaro che lo vedono come una sorta di oggetto sessuale con cui trastullarsi. Rivisto oggi a quasi trent’anni dalla sua uscita nelle sale “Supergirl” appare come un oggetto curioso e piuttosto atipico perché se va annoverato tra i B-movies per la sua natura grottesca e quasi da parodia tra fantasy, action e fantascienza va detto anche che la produzione per gli standard dell’epoca era ricca e non certo da film di serie B, il cast anche se il livello medio della recitazione è davvero infimo annovera però attori di grido, un premio Oscar anche se in notevole declino (Faye Dunaway per “Quinto Potere” nel 1977) e 2 star di livello internazionale come Peter O’Toole e Mia Farrow che compare nella parte della madre di Helen Slater, Alura. Il divertimento è assicurato da buoni effetti speciali, splendidi scenari e naturalmente da quei pochi attori che funzionano nel film e che escludendo la Farrow che regala solo un piccolo cameo all’inizio, non possono che essere la Slater e O’Toole, forse un po’ poco per dire che “Supergirl” abbia un cast all’altezza ma abbastanza per elevarsi dalla media delle produzioni analoghe di serie B: due interpreti così in palla assicurano sempre già un certo interesse in partenza ad una pellicola. Helen Slater a dispetto dell’inesperienza e del non eccelso carisma è una Supergirl perfetta che appropriatasi del ruolo incarna alla perfezione lo spirito della giovane supereroina interplanetaria insieme coraggiosa, indistruttibile ma ingenua e dolce; Peter O’Toole che invece di carisma ne ha da vendere, compare solo all’inizio e alla fine ma questo gli è sufficiente per dimostrare ancora una volta la sua grande classe e il suo istrionismo di razza che ne fanno un mentore coi fiocchi per la Slater. I problemi maggiori del film che lo hanno segnato maggiormente facendolo includere in tutte le classifiche dei peggiori cinecomics mai realizzati vanno ricondotti ai numerosi buchi di sceneggiatura che a volte sconfinano nel pacchiano (uno per tutti come faccia Selena a conoscere la Zona Fantasma e soprattutto ad imprigionarvi Supergirl resta un vero mistero), c’è poi la discontinuità nel ritmo, il film comincia bene nei primi 30’ poi si trascina stancamente nei successivi 50 fino allo scontro finale peraltro piuttosto ridicolo; lo script alterna momenti sdolcinati come il corteggiamento della Slater da parte di Bochner ad altri che vorrebbero essere comici ma la risata arriva con grande difficoltà e molto raramente mentre i dialoghi sono veramente pessimi ben oltre il livello di guardia che ci si aspetterebbe da una produzione internazionale ad alto budget. Infine se si vuole analizzare “Supergirl” elencandone gli aspetti maggiormente deficitarii non si può prescindere da Faye Dunaway, di gran lunga la peggiore attrice del film, eccessiva dalla prima all’ultima inquadratura, la Dunaway recita alcune delle battute più stupide della storia del cinema sfoggiando tutto il peggior campionario di smorfie del suo repertorio. E’ difficile vedere un’attrice di nome già premiata con l’oscar, sprofondare nel ridicolo del suo personaggio come fa lei incarnando con apparente gusto una cattiva priva di alcun fascino o del benché minimo interesse e quel che è peggio atteggiandosi a star del film (il suo nome è il primo a comparire nei titoli) e cercando continuamente (ma vanamente) di rubare la scena alla giovane rivale. La Dunaway ci viene presentata come una potentissima strega nelle note di produzione ma in realtà quel che emerge del suo personaggio è una schizofrenica zitella di mezza età che vive abusivamente in un parco divertimenti abbandonato, delusa nelle proprie aspirazioni di “grandeur” ma che continua a sognare la dominazione del mondo…. Sich…. Se lo scopo del film era creare una contrapposizione stile Biancaneve/Regina cattiva allora in parte può dirsi raggiunto perché l’aspetto della Dunaway può essere giusto definito quello di una strega; trucco e parrucco sono da galleria degli orrori mentre calerei un velo pietoso sul suo guardaroba; quest’orrendo essere (come viene efficacemente apostrofata in una battuta dalla sarcastica Brenda Vaccaro), una sorta di arpia a metà strada tra Daniela Santanché e Sally Spectra che pronuncia ridicole formule magiche in stile “abracadabra” e si produce in scosciamenti da tardona assatanata nel tentativo vano di circuire il bel bambocione di “Trappola di Cristallo”, non può proprio essere la cattiva di cui il film avrebbe avuto bisogno ed infatti anche regista e sceneggiatore pensando ad un insperato sequel di “Supergirl” si affrettarono a farla uscire di scena definitivamente: nel finale la perfida strega riceve la meritata punizione per mano di Supergirl e finalmente vediamo la Dunaway trasfigurarsi in una maschera gracchiante prima di essere mangiata viva da un’orrenda specie di mostro alla Godzilla, da lei stessa evocato contro la rivale; siamo forse al punto più basso di tutto il film ma almeno ce la siamo tolta di torno una volta per tutte…ANCHE PER QUESTO LUNGA VITA A SUPERGIRL.

Sulla trama

a tratti risibile

Sulla colonna sonora

meravigliosa

Cosa cambierei

regista, sceneggiatore e la cattiva

Su Jeannot Szwarc

impalpabile

Su Helen Slater

Bellissima e brava; una Supergirl perfetta

Su Faye Dunaway

Pessima, la peggiore in campo; spaventosa in tutti i sensi; il personaggio è orrido, la sua recitazione da denuncia verso coloro i quali solo sei anni prima le avevano assegnato l'Oscar e il suo aspetto da megera è in linea con il suo ruolo di fattucchiera moderna.

Su Peter O'Toole

la classe non è acqua

Su Mia Farrow

n,g, solo un cameo alimentare per lei

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