Regia di Josephine Decker vedi scheda film
Il cinema della Decker è stato più volte paragonato a quello di Malick, visto l'uso che fa dei paesaggi, contaminandoli con i suoi lampi onirici. Tutto vero, e questo film ne è ulteriore dimostrazione, ma io vi ho trovato echi importanti del cinema del francese Grandrieux, che è ancora più impalpabile e affascinante. Al di là di tutte queste etichette, che servono soltanto a dare una direzione stilistica, c'è il valore a sé stante di quest'opera, torbida e solare nello stesso tempo. Sarah e il padre (presunto) vivono in una fattoria nel Kentucky e lo stagionale Arkin arriva a dare una mano. Arkin, sposato e padre, nasconde la fede nuziale e si lascia irretire dalla bellezza selvaggia di Sarah. Comincia, così, una danza campestre di grande sensualità, tutta ripresa esaltando il lussureggiante paesaggio della campagna americana, che fa da sfondo e imprime forza ai turbamenti dei due ragazzi, dove tutto diventa erotico, fra un ammiccamento e il lento muoversi degli animali e dei giorni. La Decker esagera fin troppo con la macchina da presa, la ruota, sfuoca le immagini, incalza, turbina, ma si ferma giusto un passo prima che la cosa diventi esibizione e cinefilia. Nella sua relativa brevità, ottanta minuti perfetti, il film cambia improvvisamente registro in un'aspettata seconda parte, dove il sangue comincia a pulsare più forte, dove il richiamo della natura, umana e agreste, spinge il film verso il dramma, verso i colori scuri di una tipica "murder ballad" degli Appalachi, che innervano anche il Kentucky. Un film estremamente erotico e carnale, nonostante i frequenti svolazzi poetici della regista, per un'esperienza visiva decisamente riuscita e appagante. Meravigliosa Sophie Traub nei panni di Sarah, perno motore di tutta la pellicola. Ottimo e molto originale.
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