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L'assassino di pietra

Regia di Michael Winner vedi scheda film

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La recensione su L'assassino di pietra

di marcopolo30
7 stelle

Terza cooperazione Michael Winner – Charles Bronson per un poliziesco teso, duro e violento, eppure non privo di tocchi di humour. Interessante il plot e non banale il modo in cui viene presentata la società americana post-sessantottina. VOTO: 7

Dopo “Chato” e “Professione assassino”, torna Michael Winner a dirigere quello che potrebbe a tutti gli effetti definirsi il suo attore feticcio, Charles Bronson, in un poliziesco teso, duro e violento, figlio in pratica del “Dirty Harry” di Don Siegel e Clint Eastwood. Questa volta il personaggio principale è il detective Lou Torrey (Bronson, ovviamente), un duro dai modi spiccioli che tornerà -'ampliato'- nella serie “Il giustiziere della notte”, impegnato a sventare, contro il volere dei superiori, gli incredibili piani di vendetta del boss mafioso Al Vescari (un Martin Balsam perfettamente in parte). 'Incredibili' in quanto tale plot affonderebbe le proprie radici in un affronto subito ben 42 anni prima. Il film è innegabilmente ben scritto (da Gerald Wilson) e non si limita a gettare in pasto allo spettatore i tipici cliché di genere. Riesce a presentarci con poche pennellate una società -quella post sessantottina- di rapidi cambiamenti e profonde incomprensioni generazionali, e su tale sfondo disegna una trama decisamente originale, certamente violenta ma arricchita poi da tocchi di humour che certo non guastano. Buona è anche la realizzazione, con ottime scene di inseguimenti e sparatorie, sebbene su quest'ultimo punto la differenza di mira tra Torrey (cecchino infallibile) e tutti gli altri (praticamente dei non vedenti) risulti grossolanamente marcata a dismisura. Piacevole lavariegata colonna sonora firmata da Roy Budd. Ruoli minori per volti noti agli amanti di genere: Jack Colvin, Paul Koslo, Norman Fell, ecc. Produce lo stesso Winner per Dino De Laurentiis.

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