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Cardillac

Regia di Edgar Reitz vedi scheda film

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La recensione su Cardillac

di Baliverna
6 stelle

E' un film a metà tra la finzione e il documentario, che ricorda un po' i film di Werner Herzog, al punto che non ho capito se si tratta di un personaggio veramente esistito o no. Ricorstruisce la vita dell'orafo Renè Cardillac, artista dalla personalità oscura e tormentata. L'opera è costruita come l'intervista di sua figlia (mulatta, la cui madre fu cacciata da Cardillac subito dopo il parto) e del suo assistente. L'intervistatore fa domande sul protagonista e il racconto degli intervistati viene poi accompagnato da immagini.
Il personaggio di Cardillac è uno di quegli artisti geniali sì, ma anche fortemente disturbati, al punto che io non ho problemi a definire pazzi. Per le sue opere ha una vera idolatria; non è interessato ai soldi, ma solo ai suoi gioielli, fino ad uccidere i propri clienti per riappropriarsene, perché a volte lo assale la brama di possederli di nuovo. Il suo culto della bellezza e dell'arte, come pure del processo di creazione artistica, non ha niente di nobile o di puro, perché si traduce in una smania e in un egoismo che finisce per calpesare tutto il resto (e tutti gli altri). Inoltre ha con la figlia un rapporto ambiguo, nel quale serpeggia un sentimento incestuoso latente. Il regista vi allude velatamente più volte nel corso del film. La ragazza sembra inconsapevolmente succube di lui, al punto che rifiuta tutti gli altri uomini. E' molto riuscita, a questo proposito, la scena in cui respinge l'assistente del padre che si fa avanti con lei: si mette a parlare di mille cose insignificanti, poi se ne va con naturalezza lasciando l'uomo come un salame. E' una di quelle scene dove conta molto anche il non detto.
La sequenza in cui Cardillac si costruisce la sua sedia elettrica è abbastanza agghiacciante, anche perché lo fa con naturalezza e con un mezzo sorriso sulle labbra (da qui la mia protesta di pazzia).
In generale è un film che unisce tratti di grandezza, tra cui la bella musica e il lirismo di certe sequenze, ad elementi di freddezza o ermetici che lasciano un po' perplessi. In ogni caso si vede chiaramente che dietro la macchina da presa c'è un grande regista, forse ancora un po' acerbo o alla ricerca di se stesso.

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