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Thanatomorphose

Regia di Éric Falardeau vedi scheda film

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La recensione su Thanatomorphose

di undying
5 stelle

Un tripudio di effetti disgustosi, accostati al malato stato psicologico (e di compiaciuta accettazione) della protagonista: che sembra trovare piacere, nel subire il disfacimento progressivo del proprio corpo. Film unico, e insostenibile, sulla trasformazione della vita in morte.

 

locandina

Thanatomorphose (2012): locandina

 

La giovane Laura (Kayden Rose), scultrice insicura, vive un'esistenza piena di insoddisfazioni: a cominciare dall'incapacità di concludere un'opera d'arte sulla quale sta lavorando, fino ad arrivare a una relazione affettiva insoddisfacente, subita (anche sessualmente) più che partecipata. Dopo l'ennesimo alterco con il suo ragazzo, Laura rimane sola. Il mattino successivo, al risveglio, nota diverse escoriazioni, dalla configurazione simile ad ematoma, sparse su tutto il corpo. Con il passare delle ore la situazione degenera, e anche un amico che passa a trovarla con secondi fini, dopo avere avuto un fugace rapporto orale l'abbandona al suo destino.

 

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Il fidanzato di Laura si presenta alla porta, mentre la ragazza è in un avanzato stato di decadimento fisico.

Laura: "Non mi trovi più attraente?"

Antoine: "Fai schifo! Sei disgustosa!"

 

thanatomorphose

 

Dalla crasi (fusione, congiunzione) tra due termini greci -thánatos (morte) e metamórphosis (trasformazione)- il regista canadese Éric Falardeau da origine al titolo Thanatomorphose la sua opera prima, suddivisa in tre atti: Disperazione, Un altro e Se stessi. Di cinema estremo si tratta, al limite del sostenibile, che si compiace di scrutare con accanimento e dettaglio nelle viscere della decomposizione corporea, qui rappresentata -in metafora di male incurabile- dal processo di inarrestabile, e relativamente veloce, necrosi cui va incontro il giovane fisico della protagonista. La messa in scena, dal primo avviso di ciò che seguirà (le unghie che si distaccano), predilige un impianto ultra realistico, con esposizione di sangue dalla reale verosimiglianza e cancrena della pelle che si manifesta con effetti simili a quelli della peste. Tutto il contorno, con il corpo devastato di Laura unico protagonista, è dato dall'espulsione di liquidi di scarto tramite i diversi orifizi (bocca, naso, orecchie, sfintere). Da metà tempo in poi -quindi per una durata dilatata oltre ogni ragionevole aspettativa- Éric Falardeau cura ogni dettaglio disturbante, avendo il pessimo gusto di eccedere oltre ogni logica decenza. La fellatio eseguita con il corpo in già avanzato stato di decomposizione, con rimessa di sperma, le feci arrossate dal sangue (la morte lavora anche dall'interno), le larve e i vermi che fuoriescono dalle pustole puzzolenti. L'ultimo quarto d'ora presenta una colonna sonora originalissima, il ronzio di mosche sviluppate dalle larve necrofile formate nella carne della macilente protagonista, con il corpo ormai in totale decomposizione. Thanatomorphose è un film disgustoso, volutamente insostenibile, ai limiti del filmabile. Però, ed è lecito chiederselo, quale vuole essere il senso di tutto questo? Un tripudio di sangue, un illimitato viaggio nel decadimento fisico, un eccessivo e poco gradito pessimismo: nel rispetto di una filosofia nichilista e fine a se stessa. Viviamo in un mondo imperfetto, nel quale l'orrore e la sofferenza ci circondano continuamente. Talvolta girandoci attorno da lontano, talaltra, invece, purtroppo da vicino. Allora, se non c'è un messaggio, un senso da trasmettere, un più sottile filo narrativo (e qui, davvero, non c'è) cavalcare l'eccesso con il probabile unico fine di raggiungere la notorietà non paga. E se Thanatomorphose rimane l'unica regia di Falardeau non è -probabilmente- un caso. Ma una conseguenza.

 

scena

Thanatomorphose (2012): scena

 

Curiosità 

Thanatomorphose presenta molte similitudini -per via della metaforica decadenza fisica- sia con il più celebre film La mosca di David Cronenberg, sia con un misconosciuto horror underground (da noi circolato in dvd) del 1998, scritto e diretto da Andrew Parkinson: I, zombie.

 

scena

Thanatomorphose (2012): scena

 

La "filosofia" alla base del film sarebbe certamente piaciuta ai rappresentanti del movimento letterario di metà Ottocento, noto come Scapigliatura. Come suggerisce una delle più celebri poesie, intitolata Memento (di Iginio Ugo Tarchetti):

"Quando bacio il tuo labbro profumato,

cara fanciulla non posso obliare

che un bianco teschio vi è sotto nascosto.

 Quando a me stringo il tuo corpo vezzoso,

obliar non poss’io, cara fanciulla,

che vi è sotto uno scheletro nascosto.

 E nell’orrenda visione assorto,

dovunque o tocchi, o baci, o la man posi,

sento sporger le fredde ossa di un morto."

 

scena

Thanatomorphose (2012): scena

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