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La prima neve

Regia di Andrea Segre vedi scheda film

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La recensione su La prima neve

di Baliverna
stelle

In un gruppo di casupole abarbicate sui monti del trentino una famiglia ferita, un vecchio saggio, qualche buontempone che sogna la fuga, e una famiglia togolese tutta sbilenca.

E' un'opera ibrida, che parla di tradizione montanara, paesini persi sui monti, attaccamento alla terra, e insieme di emigrazione e sradicamento da una terra lontana e molto diversa, e pure di integrazione. E' vero che mostra solo il lato buono dell'immigrazione, ma neppure troviamo quel fastidioso buonismo che in questi argomenti è sempre in agguato. In generale, si può definire un film sincero.
Il regista è abile nel dipingere a piccoli tocchi successivi un microcosmo di montagna trentina, fatto di personaggi realistici che vediamo definiti a poco a poco, nel loro presente e nel loro passato. Alla fine il mosaico si completa quasi del tutto, e l'insieme appare credibile. Ognuno dei personaggi - grazie soprattutto ad attori ispirati - ci regala momenti di verità e di umanità, senza enfasi od altri artifici che stonerebbero. Giuseppe Battiston infila un personaggio riuscito, cosa che non sempre si può dire nella carriera dell'attore; qui ritrova quello che è il suo, senza strafare, con quel tono minimalistico e quella spontaneità popolaresca che l'attore sa rendere così bene e che riescono ad incidere. Ho trovato persino simpatica la sua comparsa nel sogno del bambino come orso.
Il direttore della fotografia cattura più di una splendida veduta alpestre, anche per quanto riguarda i colori; direi anzi che le diverse belle immagini sono un valore aggiunto non trascurabile.
Uno dei temi centrali è forse l'assenza del padre; la vediamo soprattutto nella sofferenza del bambino, espressa direttamente oppure sfogata con comportamenti negativi apparentemente assurdi, ma che vanno a pescare proprio lì. E' anche evidente che nel nuovo vicino togolese cerca proprio il padre che ha perso, o meglio un sostituto del padre, figura così importante per la sua crescita. Dall'altro lato c'è il togolese, tentato di lasciare a sua volta sua figlia senza padre.
C'è qualche mezzo passo falso, come l'intermezzo musicale dei bambini o alcune smagliature in certi raccordi tra una scena recitata e l'altra. Comunque è sicuramente un bel film, che dipinge un microcosmo poco frequentato dal cinema, e che sa dire una parola di speranza "senza zucchero" sulle tante sofferenze dei personaggi che vi compaiono.

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