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Capitan Harlock

Regia di Shinji Aramaki vedi scheda film

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La recensione su Capitan Harlock

di EightAndHalf
7 stelle

Una nuova epica si affaccia nel mondo del cinema, e si era già affacciata in tanti modi, ma mai con tanta potenza e tanto controllo sull'attenzione dello spettatore. Ad alto rischio di retorica questo nuovo Capitan Harlock vuole tornare a parlare di libertà, di "momenti che diventano eternità" e di quella misteriosa forza vitale che ci rende ciechi, e che non ci fa accettare una Fine sempre annunciata ma mai verificata, che ci spinge ad andare avanti nonostante dell'umanità e delle sue grandi cecità se ne sia detto di tutto e di più. E l'ostinazione di Capitan Harlock e le sue originarie intenzioni, quelle di far esplodere i svariati nodi temporali nell'universo per azzerare il Tutto e riportarlo a una nuova origine, dimostra che quel magnete che ci attrae così strettamente alla vita non è una semplice voglia egoistica e personale di sentirsi ancora vivi e vitali, ma l'intenzione nobile e straordinariamente umana di salvare la propria stessa natura, che come hanno ripetuto in tanti nella storia sembra avere in se stessa la matrice della propria distruzione. Come avveniva già in altre opere giapponesi assimilabili al nuovo lavoro di Aramaki (viene in mente il notevole Kyashan - La rinascita) gli stimoli filosofici sono tanti, e trovano un impatto imponente ed esaustivo nella splendida animazione che fa volteggiare gli occhi in un 3D superfluo ma non fastidioso, in un Universo così lontano eppure così vicino, che pare quasi di poterlo toccare con un dito, sempre convinti (e ormai consci) di poterlo altrettanto facilmente distruggere. La fragilità degli equilibri spazio-temporali persegue la stessa fragilità dell'intera storia, che si capovolge ad ogni momento con nuove rivelazioni sempre sdrucciolevoli ma aggrappate saldamente alla carismatica messa in scena, che invece non fa mai sbavature, grazie a uno stile che enfatizza i momenti epici e sa restituire l'emozione dei vari personaggi nella maniera più semplice, un po' come l'epica nella storia antica. E la trama, appunto, che corre su vari binari mettendo spesso a rischio la plausibilità (sempre all'interno di quella momentanea rottura dell'incredulità che il cinema, specie quello sci-fi/d'animazione, ci ha sempre imposto), recupera sempre tramite nuovi deus ex machina più o meno convincenti (i vari spostamenti ologrammici, la fuoriuscita di armi sempre nuove, dal CaleidoStarSystem al Jovian Blaster) ma sempre suggestivi. Alla fine la voglia di farsi contagiare da quel ritmo è sempre alta, e sa raggiungere vette davvero elevate sia nelle grandiose scene di battaglia, illuminate dei fasci di luce distruttiva che rimbalzano sulle superfici metalliche delle astronavi, sia nelle scene più intime e private, come nella danza sotto la doccia o nei ricordi personali dei protagonisti, dal canto loro gestiti da Shinji Aramaki nella maniera più dettagliata e precisa possibile. Appare ovvia quanto coerente infatti la trovata per cui Yama, giovane protagonista spia dei nemici, sia un doppio di Harlock (con tanto di ferita aggiudicata dopo una serie di conflitti). Entrambi condividono un passato turbolento e una giovinezza (per Harlock passata o da sempre esistente, per Yama in via di trasformazione) traumatica, entrambi posseggono un desiderio profondo e speranzoso di catarsi e di espiazione, nell'intenzione epica ed eroica di rendere un riscatto a coloro che loro stessi hanno, alla fine, distrutto. Accumulando personaggi indimenticabili su una storia, come già detto, da 'castelli di carta' sempre sul rischio di crollare (forse compressa nelle due ore cinematografiche), il registro sembra proprio riproporre una nuova epica, non più dell'Origine ma dell'Apocalisse, ma un po' anche dell'Origine, per dire d'altronde che nello scorrere eterno della Vita tutto alla fine sa rigenerarsi e può testimoniare di fronte agli uomini che è spinto dal motore immobile della 'voglia di vivere', che grandi raggi laser e potenti armi di distruzione di massa non possono neanche scalfire; al massimo, il nemico più grande è la costante solitudine, che colpisce tutti nonostante l'evoluzione tecnologica e l'idolo lontano di un mondo 'finto', 'apparente', da spolverare e smascherare per creare il nuovo idolo della Verità. C'è molto dentro Capitan Harlock, dalla fede al coraggio, dalla Vita al sacrificio, tutto dentro dialoghi che colpiscono lo spettatore nella maniera più primitiva e più prepotente, che entrano nella memoria senza facilmente distaccarsene, che emozionano come poche opere hanno saputo fare di recente. Verrebbe quasi voglia di recuperare l'anime del passato, per chi come chi scrive non l'aveva neanche mai sentito nominare. Una gioia per il cuore ancor più che per gli occhi, come molti altri prodotti giapponesi di simile fattura. 

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