Regia di Francesco Rosi vedi scheda film
Un magistrale e asciutto resoconto di una pagina forse poco approfondita della storia italiana, con un rischio che allora fu tutt’altro che remoto di uno scivolamento di una parte del Paese dalla guerra di liberazione ad un separatismo cavalcato,con diversi interessi, sia da politici privi di scrupoli che da briganti e mafiosi. Sullo sfondo di una Sicilia ancora profondamente rurale, Rosi dipinge un freddo e dettagliato affresco con la sapiente maestria che ha sempre connotato i suoi films. Qui in particolare, con la scelta di lasciare sullo sfondo il vero protagonista del film, si evidenzia proprio la volontà (che poi emergerà ancora più forte nelle pellicole successive) di dare voce alla società civile ed alle dinamiche sociali che, nel caso specifico, portarono ad una pericolosa deriva che si manifesterà soprattutto con la parvenza di giustizia sociale di un brigantaggio che, invece, mostrerà tutta la sua incapacità nella strage di Portella della Ginestra, e dove proprio gli ultimi saranno vittime e non certo vincitori. Forse l’unica pecca del film è proprio l’eccessivo didascalismo della seconda parte e del lungo processo ai compagni di Giuliano, ma ciò non ne diminuisce la portata e il valore storico/cinematografico che lo ha reso giustamente uno dei film più amati dallo stesso Rosi, nonché la prima vera opera del regista nel filone di denuncia sociale di molti dei suoi successivi lavori.
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