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Salvate la tigre

Regia di John G. Avildsen vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Salvate la tigre

di Dany9007
7 stelle

Questo film ha rappresentato benissimo un periodo molto difficile per gli Stati Uniti (ma forse lo era per il mondo intero) circa la caduta delle certezze della classe media nei primi anni '70. Qui abbiamo un protagonista che rappresenta l'alta borghesia, anzi un imprenditore dagli aspetti controversi. Con una moglie che non ha più molte attenzioni per lui, una figlia che studia all'estero Harry Stoner è consapevole che il suo lussuoso stile di vita (che non si sogna nemmeno di ridimensionare) sta scricchiolando di fronte alle difficoltà finanziare in cui versa la sua azienda. Lo spettatore inizia quindi a vivere una giornata insieme al protagonista che sarà una costante discesa nella perdita degli ideali e della necessità di trovare dei compromessi per continuare nel proprio equilibrio. 

Le critiche al sogno americano ed alla decandenza di quest'ultimo si sprecano in questo film, e forse lo hanno anche fatto invecchiare peggio, proprio perchè si pongono questioni, problematiche e dubbi tipici dei primi anni '70 come la rappresentazione degli hippies un po' contestatori, la rappresentazione dell'imbolsito rappresentante di mezza età che cercano avventure con le prostitute, per non parlare di alcune battute di Stoner che di fronte alla difficoltà di reperire capitali dalle banche dice al suo contabile "se producessimo missili il governo ci firmerebbe una lettera di credito, invece sai facciamo vestiti...". Un po' troppa carne al fuoco viene messa anche nella figura del protagonista, nostalgico di quell'innocenza e degli ideali di gioventù, dalla guerra con lo sbarco ad Anzio alle partite di baseball, che è costretto però da un Paese che non sostiene i suoi imprenditori ad appoggiarsi ad un professionista per dare fuoco ad uno dei suoi magazzini ed incassare il premio dell'assicurazione. Questo non toglie nulla all'interpretazione di Jack Lemmon che si dimostra un gigante (premiato infatti con l'Oscar). Sebbene sia lui l'assoluto protagonista della vicenda, gli fa splendidamente da spalla  Jack Gilford, nel ruolo del suo contabile che si rifiuta di scendere a patti per salvare l'azienda. 

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