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La retata

Regia di Tom Mankiewicz vedi scheda film

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Stefano L

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La recensione su La retata

di Stefano L
6 stelle

 

Nella viziosa Beverly Hills vengono commessi degli strani reati da un gruppo di delinquenti che lasciano il loro biglietto da visita utilizzando l'acronimo P.A.G.A.N.. Voci disparate collegano i crimini verso un rifugio contenente una cisterna di sostanze chimiche illegali, una falsa stazione dei pompieri capitanata dall’autista di limousine Emil Muzz (O'Halloran), e il proprietario della rivista pornografica “Bait”, Jerry Caesar (Dabney Coleman). Al caso collaborano l’incorruttibile Sgt. Joe Friday (Dan Aykroyd) e il nuovo collega scapestrato Pep Streebek (Tom Hanks). La coppia, dopo i primi dissapori, si camuffa vestendo dei bizzarri abiti “punk” per mimetizzarsi durante un rito segreto di quest’organizzazione oscura alle forze dell'ordine, dove salvano la vita alla fanciulla Connie Swail (Alexandra Paul). Gli indizi porteranno addirittura a chiamare in causa il viscido reverendo Jonathan Whirley (Christopher Plummer)... La trama di questo remake dell’ormai leggendaria serie tv del ’51 è piuttosto risibile, e lo script, sebbene sorretto da un cast all-stars (c’è anche nei panni del capo della polizia l’ex celebrità del piccolo schermo Harry Morgan, uno degli attori del telefilm originale nella terza stagione andata in onda tra il ’67 e il ‘70), non è di sicuro la punta di diamante delle produzioni sfornate da Zweibel e Mankiewicz. Questa grossolanità della veloce e semplicistica sceneggiatura è (in parte) salvata dalla gagliarda partecipazione di due protagonisti alquanto simpatici. Aykroyd si conferma efficace nell’impersonare il bravo ragazzo “lavoro e famiglia”, il quale va in rotta di collisione con la depravazione degli uomini di potere (qui, chiaramente, non esenti dal loro macchiettismo) che regolano la giustizia e l’opinione comune, mentre Hanks sa essergli una spalla “agli antipodi” abbastanza gradita, seppur abbia parecchie meno gags andate a segno. Si fa notare nel suo equilibrio di pazzia e scabrosità il sopraccitato Plummer, a cui gli però è stato concesso poco spazio, tanto che non riesce a dare una sagoma più completa alla balzana immagine dell'antagonista; grazie alla sua bravura interpretativa, comunque, diverte senza pretese. Curiose le ambientazioni e i costumi della Los Angeles a metà fra le sue atmosfere ataviche e quelle degli “anni del bengodi” ancora vigenti. "Dragnet" non è niente di speciale ma svaga garbatamente, almeno nelle buffonesche performance, i fan di Aykroyd ed Hanks.

 

 

 

 

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