Espandi menu
cerca
Rapporti di classe

Regia di Jean-Marie Straub, Danièle Huillet vedi scheda film

Recensioni

L'autore

teaestefano

teaestefano

Iscritto dal 26 luglio 2006 Vai al suo profilo
  • Seguaci 1
  • Post -
  • Recensioni 672
  • Playlist -
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Rapporti di classe

di teaestefano
10 stelle

Ecco uno delle pochissime riduzioni cinematografiche da Kafka riuscite. Per me non ci sono dubbi a riguardo. Benché il marxismo degli autori (e del titolo) sia lontanissimo dal mio modo di pensare, devo ammettere che il film riesce nella difficilissima impresa di rendere le atmosfere, le sensazioni, e il senso di questo romanzo del grande scrittore di Praga. Anche la recitazione degli attori - apatici, a volte quasi imbambolati, altre volte sopra le righe - contribuisce non poco alla resa generale, mentre il bianco e nero sporco e triste fa il resto. Lo stile di regia è secco e senza orpelli, con minimi movimenti di macchina. A molti forse sembrerà noioso, in relatà non lo è affatto, e lo trovo anzi molto teso, specie nella seconda parte. Su tutto aleggiano un'aria di tristezza e un certo tono onirico e irreale, come negli scritti dello stesso Kafka. Viene resa molto bene la sensazione di oppressione che certamente Kafka provava nella vita e tentava di rendere nelle sue opere, della quale erano strumento il padre e altre persone, insensibili e autoritarie, che lo opprimevano con costrizioni, interrogatori, punizioni, e ingiustizie (come appare nel film). Lui rispondeva con inutili tentativi di ribellione alla propria e altrui ingiustizia (vedasi il fuochista della nave), i quali però fallivano miseramente. Il protagonista del film viene peraltro sballottato qua e là senza che riesca a controllare la sua vita, come Kafka nella realtà. Egli (perfetto il giovane attore) riceve da molti angherie, vessazioni, qualche altro (soprattutto donne) cerca di aiutarlo, ma anche i loro tentativi si sgretolano sotto i piedi dei vessatori. Nel film compare anche il tema della forte attrazione che il protagonista (e lo stesso Kafka) suscitava sull'altro sesso, assieme alla sua invincibile ritrosia nei suoi confronti. A proposito, Clara (la figlia dell'amico dello zio) e la capocuoca nella vita sono figlia e madre. Tutti gli attori sono bravi e molto in parte: soprattutto Mario Adorf nella parte dello zio e una indimenticabile Laura Betti - opportunamente ingrossata come voleva il libro - nella parte di Brunelda. Indimenticabile lo studente, strano e irreale più del resto, che conversa col protagonista dal suo balcone. L'unica infedeltà che rimprovero ai registi è la rappresentazione dell'Hotel occidental (in minuscolo perché così è nel libro). Nel romanzo è un albergo enorme, sterminato, con un quantitativo spropositato di ospiti, tutti suscettibili e pronti a inviare reclami alla direzione. Bel film insomma, per tutti gli appassionati di Kafka. Dolori li danno solo i sottotitoli: oltre che essere lacunosi, traducono i dialoghi così male (spesso in un italiano goffo e calcato pari pari dal tedesco, a volte persino ridicolo) che io avrei rifiutato di pagare il traduttore. Invece credo che ne abbia ricavato fior di quattrini (come sempre con queste commissioni).

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati