Espandi menu
cerca
Pulgasari

Regia di Chong Gon Jo, Sang-ok Shin vedi scheda film

Recensioni

L'autore

hallorann

hallorann

Iscritto dal 7 ottobre 2009 Vai al suo profilo
  • Seguaci 90
  • Post 12
  • Recensioni 610
  • Playlist 15
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi
Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Pulgasari

di hallorann
4 stelle

In un antico villaggio feudale uomini e donne lavorano senza tregua, sotto una fascina un vecchio fabbro scopre un cumulo di armi. Sono del nipote Inde, il quale stufo della carestia a cui li costringono i governanti si è unito ad altri “banditi” per ribellarsi. Inizialmente contrariato il vecchio approva la scelta rischiosa del giovane di ritirarsi nelle montagne per combattere meglio gli oppressori. Un gruppo di soldati arriva nel villaggio con un carretto pieno di ferro, durante un giro perlustrativo il materiale ferroso viene fatto sparire. Ami è la figlia dell’anziano fabbro innamorata di Inde che viene catturato e imprigionato dai tiranni. Anche il vecchio viene prima torturato e poi trasferito in una cella vicina a Inde e altri ribelli perché accusato di complicità al furto di ferro. Egli prima di morire per le botte e la fame compone una statuina di fango e del riso lanciatogli dai figli, con cui si auspica che salverà i contadini e il suo popolo. La statuina sotto gli occhi dei figli cresce e prende vita. Più mangia ferro e più cresce. E’ Pulgasari. Salva Inde dalla decapitazione e aggredisce i boia. Il governatore non crede alle parole dei suoi uomini, ma d’altronde i tentativi di infilzarlo con spade e lance sono inutili, egli è fatto di un materiale resistente che spezza il metallo nutrendosi dello stesso. E’ l’eroe che potrà salvare gli oppressi nonostante rivelerà dei difetti. Altri due sequestri: la madre e il fratellino di Inde scatenano la sua ira e quella dei ribelli che attaccano il palazzo del governatore. La misura è colma, il re governatore incarica il generale Fuan di sconfiggere i ribelli, i quali decidono di spostarsi sul monte Maru per difendersi meglio. Essi riescono a respingere i soldati che preparano la rivincita. Pulgasari torna in scena per salvare Ami. Mangiando sempre più ferro diventa un mostro gigantesco. Durante l’ennesima battaglia viene catturato in una grande gabbia e bruciato ma l’eroe dei contadini risorge e pur bruciacchiato e dolorante mette in fuga i governativi. Il Godzilla coreano ripresosi dalle fatiche è pronto a nuovi attacchi, i nemici stavolta ingaggiano una sacerdotessa per esorcizzare la sua anima o meglio quella del vecchio fabbro costruttore che è in lui. Inebriato dalla fattura cade in una fossa preparata ad hoc e viene sommerso di pietre. Sembra arrivata la fine per i contadini e i ribelli, Inde viene impiccato, Ami però con uno stratagemma torna da Pulgasari. Lei con il suo sangue lo rianima e lo risveglia. Le armi segrete del re, inventate dal suo esercito, per contrastare il mostro sono il cannone del leone e il cannone del generale. Nulla potrà fermare la potenza e l’ottusità del pupazzone, nessuno tranne Ami.



PULGASARI è stato il kolossal del regime coreano di Kim II Sung e del figlio Kim Jong Il, ministro della propaganda del partito all’epoca dei fatti. Sì perché quest’ultimo (il dittatore scomparso nel dicembre 2011) era un grande appassionato di cinema e pensò di diffondere il pensiero comunista con una pellicola. Vista la scarsità di talenti autoctoni decise(ro) di rapire il coreano del sud Shin San-ok, talento registico che dopo un primo tentativo di fuga venne rieducato al comunismo con quattro anni di carcere, da cui ne uscì indottrinato per girare ben sette film. L’ultimo della serie fu appunto PULGASARI, lasciato incompiuto da Sang-ok perché durante le riprese riuscì a fuggire definitivamente dal paese e l’opera venne completata da Chong Gon Jo. Eppure nel 1985 il film, costato tantissimi soldi, non venne mai proiettato in patria ma esportato con grande successo in Giappone, poiché se nella prima parte il popolo contadino si ribella e vince diverse volte contro il potere capitalista rappresentato dal re, nella seconda il messaggio socialista lascia il passo a un realismo di matrice diversa. Anche i contadini subiscono le loro sconfitte e l’eroe Pulgasari (che incarna il comunismo e significa immortale) è pur sempre una creazione dell’uomo, poco razionale e affamata di ferro che mangia gli attrezzi stessi utili per il lavoro e il sostentamento dei poveri contadini oppressi. E soprattutto rappresenta l’ottusità dell’ideologia o meglio la sua cattiva applicazione. Film curioso, tecnicamente instabile, pieno di incongruenze, generoso, a tratti ilare a tratti semplicemente ridicolo. Ben recitato solo se lo si vede sotto una chiave grottesco-fantastica. Melodie coreane riproposte con sintetizzatori alla Giorgio Moroder.

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati