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Questo e quello

Regia di Sergio Corbucci vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Questo e quello

di bepy86
5 stelle

Primi ed inequivocabili segni di cedimento della commedia all’italiana riscontrabili tra la fine degli anni settanta e l’inizio degli anni ottanta e pionieri del genere che cercano di mantenerla in vita con degli sforzi notevoli che però non sempre riescono a dare i risultati auspicati.

Ma la voglia di non vederla capitolare è forte, talmente impetuosa da metterli nella predisposizione mentale idonea per dare una spinta a dei film che già in partenza non promettevano bene.

Sostegno offerto senza indugi perché visto come mezzo ideale per pervenire a quei guadagni che danno una ventata di freschezza al proprio conto corrente bancario?... l’interesse economico fa sempre la sua parte ma in questo caso viene messo in penombra dal desiderio di salvare un genere che tante soddisfazioni aveva dato loro.

Ma il periodo, come già detto, non offre molti sbocchi per permettergli di ritornare a fare la parte dei leoni, ci si deve accontentare per forza di cose di quello che passa il convento.

Non appare però tanto malvagia l’idea di potersi rilanciare con dei film realizzati per intrattenere la gente durante le festività natalizie.

Manfredi da parte sua non se la fece sfuggire ed ecco allora che vediamo comparire il suo nome, per ben due anni consecutivi, nelle sale cinematografiche addobbate a festa.

La prima volta associato al film “testa o croce” mentre la seconda a “questo e quello”.

Entrambi i film si dividono in due episodi, uno interpretato da Manfredi mentre l’altro da Pozzetto, con una partecipazione rinsecchita dell’uno nell’episodio dell’altro.

Con il primo film il successo non esitò ad arrivare, con il secondo invece l’esultanza del pubblico si dimostrò un pò tiepidina.

C’è da ammettere però che con ambedue le operazioni non si fece fiasco, i guadagni ci furono.

Certo, non è un tipo di commedia che può essere minimamente paragonata a quella dei tempi d’oro ma non è nemmeno da buttare via.

Più che altro a preoccupare era lo stile, che ha molti lati in comune con quello che contrassegna parecchi film della commedia italiana dei giorni nostri, che tra le tante cose ha dato vita anche ad i cosiddetti cinepanettoni.

Con i preamboli la chiudo qui per concentrarmi unicamente sul film che mi ha dato l’impulso per farmi sentire.

Mi soffermo soltanto sull’episodio interpretato da Manfredi che ha dato un tocco di positività alla mia valutazione e che l’ha salvata quindi dall’essere totalmente negativa.

Incomincio col dire che il tema trattato non è dei più originali visto che è simile a quello di molte altre pellicole cinematografiche: anche a quello del “cavalluccio svedese”, in cui troviamo come protagonista sempre Manfredi.

L’attenzione è rivolta su un uomo di mezza età che finirà per cedere al corteggiamento un po' bizzarro di una ragazza, che aveva estremamente bisogno di sfogarsi sessualmente con lui per lasciarsi alle spalle il trauma psicologico che le procurò proprio quell’uomo quando era soltanto una bambina: rimase scossa nel vedere la  mamma(mi riferisco a quella della ragazza)amoreggiare con lui.

Da quel giorno incominciò a cercarlo disperatamente fino a quando non se lo trovò in casa perché invitato dalla mamma, che lo incontrò alle terme di Montecatini dove entrambi risiedevano per una breve vacanza di benessere.

Lei, nel trovarsi a tavola con lui, viene subito assalita da un senso di agitazione che cerca di respingere combinando molti disastri, che finiscono in prevalenza per abbattersi sull’abito dell’ospite, sporcato in malo modo dalle pietanze che scivolano via dalle mani di lei con estrema disinvoltura.

Da tenere d’occhio la maniera con cui reagisce Manfredi di fronte agli attacchi di stizza della ragazza che riducono gradualmente i suoi vestiti in uno stato pietoso: sorvola sulla prima macchia, si comporta allo stesso modo con quelle immediatamente successive fino a quando non arriverà quella che lo farà alterare.

Ma la rabbia viene tenuta a bada dalla sua ironia agrodolce che non smetterà mai di abbandonarlo.

Altra scena in cui è possibile riconoscere con immediatezza la sua ironia  agrodolce: il cognato di un suo amico(persona rozza e manesca) gli dice che il suo comportamento è talmente indigesto da fare venire la voglia di urinare.

Lui con una battuta fulminante ed incisiva lo annulla in maniera poderosa: ''cosa buona visto che alle terme ci siamo venuti appositamente per svuotarci da tutti i liquidi superflui che ingolfano il nostro corpo''.

Belli e spumeggianti anche i duelli verbali che imbastisce con Paolo Panelli.

Insomma nel film non mancano le scene comiche costruite con una certa grazia, ideali per permettere a Manfredi di recitare nella maniera a lui più consona: recitazione, la sua, fatta di sguardi vivi ed eloquenti, di battute dette con il tono giusto della voce e di movimenti del corpo capaci da soli di trasmettere qualcosa di importante.

In sostanza possiamo dire che qui Manfredi ha avuto la possibilità di potersi sfogare deliziando così quelli che stravedevano per la sua recitazione.

Vi sembrerà strano ma io l’ho conosciuto ed imparato ad apprezzare proprio attraverso l'episodio di questo film.

Ovviamente, quando lo vidi impegnato nei film di maggiore spessore, la mia stima nei suoi confronti, aumentò a dismisura.

Comunque questo film si fa ricordare anche per la canzone “che bello sta' co' te”, che fu uno dei successi discografici più importanti di Manfredi.

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