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3 Days to Kill

Regia di McG vedi scheda film

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La recensione su 3 Days to Kill

di maurizio73
4 stelle

Killer della CIA in là con gli anni e afflitto da un male incurabile accetta di compiere un'ultima missione parigina in cambio di una costosa ma efficace cura contro il cancro. Tra rapimenti,sparatorie e inseguimenti dovrà far combaciare i suoi impegni professionali con quelli familiari, recuperando il rapporto con la moglie e con la figlia adolescente che non vede da anni.
'Uccidere per non morire' è l'esile e pretestuoso 'leit motiv' alla base di questo spy-action adrenalinico e sentimentale targato Luc Besson e diretto dall'autore di 'Charlie's Angels' e 'Terminator salvation', a suo agio tanto con l'estetica patinata dei video clip degli esordi quanto con i pistolotti paternalistici di una 'famiglia americana tipo' (ma in crisi) in trasferta mitteleuropea.
Pur centrando l'attenzione scenografica sull'ambientazione parigina fatta di suggestivi scorci architettonici e lastricati itinerari bohemien, e pur contaminado il racconto con il buonismo d'accatto di un killer dal cuore d'oro che,tra un omicidio e l'altro, si divide tra le fregole sentimentali di una figlia in pubertà e gli slanci solidali verso un'allegra famigliola di squatters subsahariani, il racconto di Besson si limita a traslare le dinamiche fracassone e gli intrecci surreali dell'action spionistico hollywoodiano nello scenario altrove meglio utilizzato (Frantic- Roman Polanski 1988) tra centralissimi hotel demoliti a colpi di bazooka e spericolate corse in auto per le strade trafficatissime della capitale francese.
Alternando un montaggio che tra i rallentamenti di stucchevoli e ironici quadretti familiari e le accelerazioni repentine di truculenti e iperrealistici scontri a fuoco allunghino il sugo (di cui viene pure data la ricetta) fino all'estenuante capolinea delle quasi 2 ore di film, il regista vicario di Besson finisce per disperdere tanto le già modeste energie di una tensione narrativa ridotta al lumicino quanto il potenziale ironico di un bozzettismo caricaturale che vede l'aitante e arzillo ex biondino del cinema americano confrontarsi con l'esuberanza un pò volgarotta di una procace e smaliziata femme fatale del recente immaginario erotico dell'establishment hollywoodiano come Amber Heard ('The Rum Diary - Cronache di una passione' - 2011  e 'Il potere dei soldi' - 2013). Ad appesantire il quadro è poi la irresistibile e irritante tentazione dell'autore francese di infarcire il cast e la storia di personaggi e stereotipi di un immaginario ed oleografico regionalismo cinematografico che dai Balcani alla Francia passi attraverso le coloriture caricaturali di un mediterraneo fatto di algerini bacchettoni dalla doppia morale e stralunati e occhialuti contabili italiani che amano la mamma e gli spaghetti al sugo. Blockbuster finto cattivo che tra una tranquilla corsa contro il tempo (in bicicletta!) e la cura degli affetti familiari  si trascina fino all'inevitabile happy end dove muoino tutti i cattivi ed i buoni si salvano tutti , tutti tranne gli incolpevoli spettatori che devono attendere i titoli di coda per realizzare che un genio come C.Lambert ne sia il produttore esecutivo:'Aridatece i sordi der biglietto!!!'

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