Regia di Bernard Rose vedi scheda film
Che dire, un biopic senza alti e senza bassi. Bernard Rose restituisce un Paganini poco demoniaco e poco misterioso, ben più godereccio, ne fa un personaggio moderno, una rock star ante litteram, un idolo delle folle da amare o da odiare, poco folle e a tratti financo stucchevole. Di certo Garrett è un violinista sopraffino, ma è anche un non-attore, fattore che contribuisce non poco a deporre contro di lui. Capelli sciolti e ondeggianti, virtuosismi, vagheggiamenti innamorati, ogni cosa resta nella norma, nel canone, tra lungaggini e una colonna sonora talvolta inopportunamente presente. Tutto il resto è noia, o quasi, persino l'Urbani di Harris, dopo un principio affascinante, si perde tra trame mefistofeliche e sguardi telefonati, senza perciò turbare in alcun modo, senza inquietare, come ci si sarebbe attesi.
I momenti di musica sono i momenti migliori, il plot regge abbastanza bene, benché si adagi, nella parte finale, su di un evitabile versante eccessivamente sentimentale che si preoccupa di spargere non poca melassa e non maledice a sufficienza il suo protagonista.
C'è stato di meglio, ma in giro, come mi ritrovo spesso a constatare, c'è di peggio. Sufficiente e lodevole negli intenti.
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