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Prigioniero della Seconda Strada

Regia di Melvin Frank vedi scheda film

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La recensione su Prigioniero della Seconda Strada

di will kane
6 stelle

La nevrosi metropolitana è un leit-motiv dell'opera di Neil Simon,tra i Sessanta ed i Settanta figura di riferimento per teatro e cinema brillante ma con voglia di mordere e far riflettere.Jack Lemmon,quindi,è un interprete perfetto per impersonare i poveri cristi simoniani,sempre sull'orlo di farsi saltare i nervi,perchè non reggono le mille complicazioni quotidiane dei grandi assemblamenti di esseri umani,palazzi e frenesia varia delle grandi città,e questo accadeva più di quaranta anni or sono,quindi diciamo che l'autore aveva capito molte cose all'origine. Affidato al regista che aveva colto il suo maggior successo solo due anni prima con "Un tocco di classe",con George Segal,l'adattamento per il grande schermo della disavventura dell'impiegato che perde il lavoro alla soglia dei cinquant'anni,raggiunge un livello d'insofferenza totale a tutto ciò che lo circonda,e cade in depressione e paranoia risente tuttavia dell'origine teatrale,tramutandosi solo a tratti in un film vero e proprio:anche se il gioco di due grandi attori quali Jack Lemmon e Anne Bancroft contribuisce parecchio alla riuscita della pellicola,che si mantiene in bilico abilmente tra commedia acidula e dramma snervato.I copioni di Simon,pur presentando casi al bordo dell'esaurimento nervoso,rancori ed insicurezze,spesso si avviavano alla conclusione facendo trovare ai personaggi la forza di reagire ai problemi e spingendoli a ritrovare la voglia di far coppia o di mantenere i rapporti tra loro.Si sorride,però il film non coinvolge emotivamente:la cosa più ironica,ma esula da come il lungometraggio sia stato fatto,è vedere Sylvester Stallone nella particina del giovane che il protagonista scambia per un borseggiatore,messo in fuga tutto impaurito da Jack Lemmon.Ma è parte della magia del cinema anche questo...

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