Regia di Alessandro Capone vedi scheda film
Due finanzieri in incognito si infiltrano nella Sardegna benestante. Raccolgono informazioni per incastrare gli evasori…
La trama finisce qui. In effetti non accade altro. I tempi si allungano clamorosamente quando i protagonisti, Casagrande e Mattioli, arrivati in Sardegna, svelano il reale intento del film: con la scusante della commedia di costume si mostra il peggio dell’Italia. Ed il riferimento non è alle storture di un sistema corrotto che mira a non far pagare le tasse ai soliti furbetti del quartiere, bensì alla compresenza sul grande schermo di piccoli attori, alcuni che si credono tali (come Jerry Calà, Enzo Salvi o Valeria Marini), altri che inciampano in questo progetto, come Maurizio Casagrande, altri ancora che confermano come nelle sabbie mobili del peggior cinema ci siano invischiati irrimediabilmente, come Maurizio Mattioli.
Situazioni inverosimili, alcune involontariamente comiche (perché di comicità ricercata dalla sceneggiatura non c’è ombra), altre ancora accidentalmente surreali (come la Marini novella Circe, che parla un sardo fluente, dopo che per una vita ha rinnegato le sue origini spacciandosi per romana). Poi c’è anche Enzo Salvi, che avrebbe l’occasione di uscire dal ruolo del coatto, ma la buca clamorosamente, dimostrando il (basso) lignaggio attoriale a cui appartiene ed infine Margiotta che impunemente fa il verso al Dustin Hoffman di “Rain man”, e nemmeno velatamente.
Un’accozzaglia indefinibile e per niente interessante, a confermare il principio per cui talvolta bisognerebbe dar retta al valore (scarsino) del cast, alla (mancata) bravura del regista ed alle (indicative) anticipazioni del trailer per evitare di perdere un paio d’ore della propria vita per qualcosa che non le vale.
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