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Le avventure di Taddeo l'esploratore

Regia di Enrique Gato vedi scheda film

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La recensione su Le avventure di Taddeo l'esploratore

di OGM
8 stelle

Un cagnolino, un tempio maledetto, gli hamburger. C’erano già nel 2007, quando Enrique Gato realizzò il suo secondo corto d’animazione, intitolato Tadeo Jones y el sótano maldito. Il personaggio era nato tre anni prima, in un filmato di una decina di minuti, creato con l’intento di ironizzare sul genere archeologico avventuroso di George Lucas e Steven Spielberg. Un esordio che subito si aggiudicò il prestigioso premio Goya. Tra pochi giorni arriva nelle sale italiane il primo lungometraggio (e terzo episodio) della serie, che conserva lo stesso spirito parodistico, ma abbandona i toni duramente sarcastici della polemica no global  su cui era basata l’opera precedente. Niente più espliciti attacchi, in veste horror, contro le multinazionali del fast food, e  niente più allusioni ai pericoli dell’integralismo religioso. Nel nuovo film il linguaggio è adattato ad un pubblico infantile, e mescola i morbidi elementi naturalistici  delle favole disneyane con i tratti metallici e spigolosi dei giocattoli robot e dei videogames.  Azione e sentimento si incontrano sullo sfondo dei desideri apparentemente irrealizzabili, sulla frustrazione di un giovane operaio disoccupato che fin da quando era bambino sogna di diventare uno scopritore di antichi tesori. Il suo mito è Max Mordon, il celebre documentarista televisivo che con i suoi servizi è diventato una leggenda mondiale, ed è pure il classico belloccio per cui le donne vanno in visibilio. Ne è innamorata anche Sara, l’eroina della storia, che è l’unica figlia di un anziano professore, esperto di civiltà precolombiane. Sono questi i protagonisti di una pericolosa missione il cui scopo è ritrovare, nel cuore delle Ande, l’accesso segreto verso una città sotterranea, in cui si narra che gli Inca avrebbero nascosto tutto il loro oro, per sottrarlo ai conquistadores. Un fantastico eldorado su cui, contemporaneamente, cerca di mettere le mani una vasta organizzazione di pirati capeggiata da una sorta di moderno Capitan Uncino in versione transformer, dotato di un braccio bionico multifunzionale. Ai suoi comandi v’è un intero esercito, munito di mezzi di trasporto ed armi di ogni genere: una vera e propria potenza militare, che usa la forza per impadronirsi delle ricchezze custodite nel sottosuolo. A questa avidità su larga scala fa da contraltare la figura di Freddy, la guida peruviana che è anche venditore ambulante di cianfrusaglie, e non perde occasione di piazzare i suoi bislacchi prodotti per mantenere la sua moglie giapponese e la sua numerosa prole interetnica. Il mondo dei giorni nostri è un enorme mercato, nel quale i deboli si arrabattano come possono, mentre i grandi interessi dei potenti scatenano guerre sopra le loro teste. Anche le campagne mediatiche fanno parte di questo sporco gioco, costruendo miti di massa  che procurano dipendenza e condizionano le scelte. Gli strumenti impiegati vanno dalle riviste patinate (il National Petrographic) alle telenovelas (La oculta pasión de Esmeralda) ed è praticamente impossibile sfuggire alle trappole di un sistema così esteso e ramificato. Un bombardamento di immagini finte è fonte di smisurate illusioni, che rapiscono la mente fuori dalla realtà. Per ritrovare la verità occorre cercare nei punti nascosti, aguzzare l’ingegno e scavare in profondità. E bisogna tornare indietro nel tempo, perché i libri di oggi troppo spesso si adeguano alle mode correnti, dimenticando l’antica saggezza. Il professor Lavrof ed il suo vecchio amico Humbert cono rimasti gli unici a conoscere la lingua chimù. Ed è da lì che parte la strada che salva la vita ai buoni, assicurando l’inevitabile lieto fine.

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