Regia di Jean-Luc Godard vedi scheda film
La ‘sceneggiatura per immagini’ del film che JLG ha appena finito di girare, Passion (1982).
L’ambizione di Jean-Luc Godard è grande come il cinema: infinita, in pratica, e se si mette in testa di girare una ‘sceneggiatura visiva’, nessuno glielo potrà impedire. E così, appena terminate le riprese e il montaggio di Passion (1982), il regista francese si rimette subito al lavoro per raccontarci le sensazioni, le immagini, le fantasie che hanno portato alla realizzazione della pellicola appena girata: questo, nelle sue parole, è vedere la sceneggiatura, anziché leggerla. Godard d’altronde non è mai stato un filosofo spicciolo, dagli argomenti solidi e lineari; in questa occasione dà però dimostrazione di tutta la sua inventiva e del grande lavoro di ricerca interiore che precede ogni sua pellicola. Il documentario, un’ora di durata in tutto, vede il regista impegnato in sala di montaggio, sigaro perennemente tra le dita o tra le labbra, intento a raccontare al pubblico cosa ha visto e cosa avrebbe voluto vedere in Passion; tra una digressione astratta e una puntualizzazione ipotetica, Godard ci lascia però anche qualche dettaglio concreto sul set e sui suoi rapporti con gli interpreti (Michel Piccoli, Isabelle Huppert e Hanna Schygulla erano i tre principali di quel film), ripescando alcune sequenze di Passion proiettate nella saletta in cui il regista si trova ed elaborando in postproduzione l’intreccio di immagini che ne deriva – come sempre più gli piacerà fare in futuro nelle sue opere. Parafrasando De Gregori: non c’è niente da capire, ma dentro a quel niente Godard ha camuffato con cura i suoi strumenti d’artista. 4/10.
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