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Las cabras de Freud

Regia di Kike Maíllo vedi scheda film

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La recensione su Las cabras de Freud

di OGM
6 stelle

Una riflessione quasi goliardica sul senso della perdita. Ángel è un ragazzo a cui tutto va male. Leggendo un trattato di Freud si è convinto che l’origine della sua sfortuna risieda nella sua incapacità di rassegnarsi alla solitudine, alla quale, secondo lo scienziato e filosofo austriaco, ogni individuo è destinato dalla consapevolezza della propria morte. Abbandonarsi al primitivo bisogno di aggrapparsi alla presenza di un’altra persona significa condannarsi alla frustrazione, perché ogni cosa sfugge di mano a chi la desidera troppo. La spinta della necessità genera tensione e crea la paura, che, infrangendo la serenità, finisce per distruggere l’armonia nei rapporti interpersonali. I genitori di Ángel hanno litigato per anni, fino a separarsi. Lui stesso non riesce a tenersi nessuna ragazza, perché l’insicurezza produce disattenzione ed incostanza.  È continuamente distratto, negli studi e nello sport, dal terrore di non essere all’altezza. All’estremo opposto si trova Ringo, un capretto bianco della fattoria dei nonni, dove il padre si è rifugiato, dopo la fine del suo matrimonio, per dedicarsi alla pastorizia. Quell’animale non ha modo di ragionare su ciò che potrebbe riservargli il futuro, e per questo vive tranquillo, scorrazzando per i prati senza temere alcunché. Una bestiola selvatica è chiamata scherzosamente a rappresentare la saggezza, vista come una forma di imbelle incoscienza. Smettere di preoccuparsi è la chiave del successo, che pure, come ci ricorda realisticamente il finale, non è comunque un rimedio totale, né infallibile. Per imprimere una svolta alla propria vita basta modificare il modo di guardare al mondo, ed accontentarsi di un risultato piacevole, benché imperfetto. Il cortometraggio d’esordio di Kike Maíllo  è un racconto in prima persona, forse in parte autobiografico, ricco di ironia e di amarezza vissuta con maturo distacco. Il messaggio è affidato ad un grottesco confronto tra il prima e il dopo, che insegna a non fidarsi della magia delle presunte folgorazioni, e a non disperare nel momento della  disillusione. Las cabras de Freud  è una parodia del prendersi sul serio, del credere nelle favole, del provare nostalgia per i bei tempi andati: tutto è così così, e il segreto, per potere andare avanti, è forse smettere di pensarci su.  

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