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Tulpa - Perdizioni mortali

Regia di Federico Zampaglione vedi scheda film

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La recensione su Tulpa - Perdizioni mortali

di Jolly-Roger
5 stelle

Tulpa.

Il titolo, per chi non aveva mai sentito prima questa parola (ad esempio io), suona abbastanza male: a me faceva pensare a una specie di malattia, magari quelle della pelle, tipo la rogna. 

("Hey, state alla larga, quel gatto c'ha la Tulpa!").


Invece, Tulpa ha un significato affatto sciocco, è un termine buddista e meditativo: Tulpa è una specie di entità extra corporea, creata con la forza interiore.

Insomma, qualcosa del genere.

Tulpa narra le vicende di Lisa, affermata manager di giorno, quanto disinibita cacciatrice di sesso libero di notte, dato che frequenta un locale di scambisti (appunto, il "Tulpa") in cui sono ammessi solo determinati Soci (e beati loro!), gestito da un orientale abbastanza inquietante (Nuot Arquint).

Lisa ha rapporti con persone diverse, sconosciuti durante il giorno - ma passionali amanti nelle orge notturne.

Il problema è che un misterioso assassino - con tanto di cappello a tese e guanti neri - comincerà a far secche tutte le persone (uomini e...donne) che sono state con Lisa. 
BOH. 


Il film mi ha lasciato perplesso. Confesso che ero partito prevenuto, quando avevo letto che - dopo aver girato il bellissimo Shadow - Federico Zampaglione voleva cimentarsi in un intento fallimentare in partenza, cioè rifarsi, o ispirarsi, o "omaggiare" il giallo horror all'italiana, quello alla Dario Argento per intenderci... 
Il che equivale a correre un gran Premio nella formula 1 attuale con l'Alfa Romeo di Fangio. O gareggiare ad un concorso si bellezza presentando la mummia di Cleopatra.


Purtroppo ci sono due cose, ahimè, da considerare:


- quel tipo di giallo ha fatto il suo corso, oggi non è più attuale; è CULT, ok, ma è cult appunto perchè non è attuale.

 

- non solo nel cinema, ma nel mondo in generale, vince chi innova. Chi omaggia (copia) il passato, perde.

 

Peraltro, di Dario Argento è stato preso il peggio: ad esempio, il vizio di far recitare nei propri film i propri parenti stretti: un nepotismo in cui famiglia e lavoro si intrecciano con evidenti cali di professionalità.
Mi aspettavo molto da chi ha girato il bellissimo Shadow, ora temo che quel film sia stato solo un guizzo, da parte di un artista che appartiene però ad un altro mondo artistico, la musica, dove si esprime molto meglio. 
Due film, due omaggi (all'horror ed al giallo), due atti d'amore per quel tipo di cinema, che difficilmente, presumo, saranno seguiti da altre pellicole.

Ma non sarò di certo io a prognosticare il futuro ;-)

Ciao!

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