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The Iceman

Regia di Ariel Vromen vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su The Iceman

di miss brown
8 stelle

Richard Kuklinski non ha avuto una vita facile, a cominciare da un padre sadico e alcolizzato, che metodicamente lo massacrava di botte. Da adulto è diventato un piccolo criminale ma possiede un suo rigido - benché distorto - senso etico, al punto che arriva a rinnegare ed abbandonare a se stesso il fratello Joey quando, durante una rapina, spara a una testimone, una bambina di 12 anni. L'ingenua moglie Deborah crede si occupi di cartoni animati; invece lui tira avanti sviluppando film porno per il boss Roy DeMeo, il quale un giorno ne intuisce ben altre capacità. Non essendo italiano non può essere ammesso a nessuna famiglia mafiosa; diventa invece un assassino "libero professionista" per le 5 Famiglie di New York.Coi primi soldi che guadagna Kuklinsky compra una bella casa in New Jersey per la moglie, di cui è innamoratissimo, che non sospetterà mai nulla delle reali fonti di reddito del marito, e per le due figlie, che vengono regolarmente iscritte a una buona scuola cattolica. Viene arrestato nel 1986 da un poliziotto infiltrato: efficientissimo e professionale, in poco più di 20 anni di "carriera" ha eliminato almeno 200 persone. Famoso per i suoi metodi brutali e sadici nell'uccidere le sue vittime (il suo preferito è un cacciavite nella spina dorsale, ma non disdegna la pistola ed ha usato anche corde, cianuro e altro), i media lo hanno soprannominato "l'uomo di ghiaccio" non tanto per la sua totale imperturbabilità, quanto perché il primo cadavere a lui ricondotto era stato tenuto congelato per due anni in un frigorifero, per confondere la scientifica sulla data dell'omicidio.

Una delle prime cose che un attore apprende alla scuola di recitazione è gestire il proprio corpo. E non dev'essere stato facile per Michael Shannon imparare a governare a dovere il suo atletico ma ingombrante metro e 92 per una novantina di chili. Ha iniziato a teatro, fece il suo debutto da protagonista a 19 anni a Chicago nel 1993, nella parte del giovane Chris Smith nella prima messa in scena di KILLER JOE di Tracy Letts. E ha proseguito con testi classici, come WOYZECK dichner, e moderni come MUD, anche questo di Tracy Letts e in prima assoluta nel A Red Orchid Theatre, da lui fondato e in cui continua anche oggi a recitare. Poi sono venute le partecipazioni importanti al cinema (TAKE SHELTER, REVOLUTIONARY ROAD) e l'improvviso successo televisivo con BOARDWALK EMPIRE. E in ognuno di essi ha lasciato l'impronta fortissima della sua presenza fisica. Questo film è una specie di monumento a Michael Shannon: la macchina da presa è letteralmente innamorata di lui, lo accarezza, lo spia, non abbandona che di tanto in tanto e per pochi secondi il suo fisico incombente, potente ed elegante insieme. E poi c'è il suo sguardo blu acciaio, immobile, perforante, impietoso: forse sta guardando proprio te, o forse no, ma ti trapassa e non puoi dimenticarlo.

Intorno a lui un cast di alto livello, scelto a suo tempo per rafforzare l'immagine di Shannon presso i finanziatori (nel 2010 non lo conosceva ancora nessuno): Ray Liotta (il boss DeMeo) tornato ai fasti di THE GOODFELLOWS; un baffuto e untuoso David Schwimmer come suo braccio destro; Robert Davi in cappotto di cammello, un consigliori da manuale; la rediviva Wynona Rider, perfetta nel ruolo dell'amorosa moglie; in brevissimi cameo James Franco (una vittima) e Stephen Dorff (il fratello galeotto). E un gradino sopra a tutti, irriconoscibile sotto barba e capelli lunghi anni '70, un eccellente Chris Evans (il logorroico "collega" killer che per passare inosservato gira su un furgoncino dei gelati), davvero niente a che vedere con l'inespressivo bambolotto-supereroe che fino ad ora conoscevamo.

Il regista e sceneggiatore Ariel Vroman ha messo in scena con realismo una storia vera, pur attenuandola nei momenti più atroci. Ha optato per una via di mezzo fra il genere gangsteristico e il dramma psicologico, che è la parte più interessante e intrigante di questo film. E' riuscito nell'arduo compito di farci quasi simpatizzare per questo affettuoso padre di famiglia, deciso a proteggere con tutte le forze ciò che per lui conta davvero. E subito dopo ce ne mostra i terrorizzanti atti di indifferente e totale malvagità. Coadiuvato dall'esperto direttore della fotografia Bobby Bukowski, ha utilizzato in prevalenza il grigio, l'azzurro e l'ocra in tonalità desaturate, dando alle scene più violente - alcune davvero al limite del tollerabile - un'impronta espressionista ancora più disturbante. Anche se girato in Louisiana per motivi fiscali, l'ambientazione a New York e nel Jersey risulta impeccabile (commovente il primo appartamento della coppia, con quelle impossibili carte da parati), così come perfetti sono gli abiti d'epoca creati dalla costumista Donna Zakovska.

Film perciò fortemente raccomandato, anche se il doppiaggio italiano è veramente inascoltabile. La versione originale è da tempo disponibile, piuttosto che fare decine di chilometri per vederlo al cinema (è stato distribuito in pochissime copie) consiglio di procurarsi il dvd, per godersi appieno l'interpretazione di uno dei "cattivi" più indimenticabili degli ultimi anni. Per fare un paragone potete vedere qui http://youtu.be/QXgi72W2H7U una celebre intervista al vero Kuklinski, realizzata da Hbo poco prima della sua misteriosa e improvvisa morte nel carcere di Trenton. Fu condannato a due soli ergastoli: per tutti gli altri omicidi non sono state trovate prove.

 

 

 

 

 

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