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Bethlehem

Regia di Yuval Adler vedi scheda film

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La recensione su Bethlehem

di OGM
9 stelle

La tensione è altissima. Nella realtà, come in questo film. Perché il conflitto israelo-palestinese non è soltanto spietato, sanguinoso, fratricida. È anche una faccenda complessa, struggente, in cui la strategia militare e politica deve fare i conti con l’imperscrutabilità dell’universo umano. Il fronte è attraversato dalla tumultuosa corrente dei legami e delle rivalità, che solo la retorica dei proclami ufficiali riesce, per un attimo, a mascherare. La rabbia è l’energia forte, che induce a combattere, ma deve confrontarsi con la sua controparte debole, che è la paura di sacrificare, in nome dell’eroismo e della lealtà, la delicata sostanza dei sentimenti più intimi. Sanfur è un ragazzo di Betlemme, è un figlio, un fratello, un compagno di lotta, ma anche un informatore della polizia israeliana. È solo per necessità che si trova in quella situazione ambigua, pericolosa, intricata, certo troppo difficile per la sua giovane età. È coraggioso, ma impulsivo. È attaccato alla causa, ma ancor più alla sua famiglia. Gestirlo non è un compito semplice. Lo sa bene Raci, il suo agente di riferimento. E lo sa bene anche suo padre, che su di lui ha ormai perso ogni controllo. Sanfur è la figura emblematica di una terra che continua a lasciarsi infiammare dalle proprie lacerazioni, trasformando il disorientamento nella smania di scombinare le carte, alternare guerra e pace, ridisegnare i confini, scendere a patti per poi riprendere a lanciare missili e far esplodere bombe. In questo gioco infernale le mosse sono effettuare in patria, fuori dalla patria, per la patria, contro la patria. Le alleanze vanno e vengono, e tutto il dolore torna sempre indietro. Sanfur non ama veramente, né odia fino in fondo, e si limita a seguire, di volta in volta, i suggerimenti ondeggianti di una coscienza confusa. Nel suo mondo le identità e i ruoli sfumano e si moltiplicano, mentre Hamas finanza segretamente le brigate Al-Aqsa, l’autorità palestinese  fa arrestare uno dei capi della guerriglia, e lui è chiamato a vendicare la morte del fratello alla cui uccisione egli stesso, indirettamente, ha contribuito.  Sanfur forse vorrebbe schierarsi, ma le circostanze glielo impediscono. Ha un gran bisogno di protezione, ma gli è impossibile trovarla. Ovunque guardi, c’è qualcuno che lo sfrutta per i propri scopi, e lo giudica in funzione del servizio reso.  La sua giovinezza brucia in un mezzo ad un fuoco amico che ha tanti volti, e tanto amico non è. Il futuro di un popolo risulta intrappolato nella paradossale ferocia di una battaglia discontinua, che si morde la coda,  e nella quale, al di sotto della dimensione mitizzata del martirio,  è persino problematico distinguere tra fedeltà e tradimento. Le mutevoli contingenze tattiche si traducono in una morale impazzita: le sue schegge attraversano il cuore di Sanfur, fino a spezzarne l’integrità, nell’inatteso e crudelissimo finale. Bethlehem è un ottimo action movie nel quale la suspense nasce dalle profondità dell’anima e della Storia. La sua forza è una vibrazione graffiante, è elettricità che corre lungo i fili contorti di un’antica matassa,  tanto fitta quanto ribelle ad ogni tentativo di sbrogliarla.  

 

Questo film ha rappresentato Israele agli Academy Awards 2014.

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