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Studio illegale

Regia di Umberto Carteni vedi scheda film

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La recensione su Studio illegale

di supadany
4 stelle

A volte tentar nuoce, Umberto Carteni (“Diverso da chi?”, 2009) cerca di dare un’impronta estetica significativa e vi riesce, purtroppo per lui, e per noi, tutto il resto vacilla paurosamente, a partire dalla scelta del protagonista con un Fabio Volo che troppo spesso sembra un pesce fuor d’acqua e che finisce col ricercare ciò che gli riesce da sempre meglio, con l’handicap che il personaggio in questione non glielo concede più di tanto.

Per Andrea Campi (Fabio Volo), avvocato ruspante, la vita è tutta lavoro e relazioni occasionali, ma le cose cambiano quando il suo titolare (Ennio Fantastichini) gli da un nuovo incarico e si ritrova ad interagire con Emilie (Zoe Felix), in qualità di avvocato della controparte.

Alle prese con un contratto milionario, ed irto di insidie, dovranno muoversi tra un interesse sentimentale, che pare pronto a sbocciare, e quello lavorativo, aspetto quest’ultimo che li metterà alla prova, perché fidarsi di fronte a certe mosse è molto complicato.

 

Zoé Félix, Fabio Volo

Studio illegale (2013): Zoé Félix, Fabio Volo

 

Commedia che ci prova, a partire da uno sforzo produttivo non indifferente, con alcune location estere (Doha utilizza al posto di Dubai), per passare ad una veste estetica che va decisamente oltre le abitudini del genere, che spesso ormai vede come primi obiettivi il risparmio (di tempo e di denaro).

Se da questo punto di vista si trovano parecchi aspetti interessanti (tra una festa a sfondo bianco ed uno sviluppo verticale con gli uffici degli avvocati posti in un grattacielo milanese con anche un’architettura interna particolare), purtroppo in tutto il resto si finisce dalle solite parti dell’ovvio ed anzi a volte si riesce a far anche peggio.

La trama infatti s’incarta completamente quando Andrea e Emilie si conoscono, due personaggi che già accusano una descrizione non proprio accurata, principalmente per il primo, che dovrebbe comunicare assai più disagio, ma che poi a contatto non fanno mai scoccare la scintilla, ne della vera passione, ne dei dubbi amletici sulla dicotomia amore/lavoro che chiaramente figurano, ma finiscono con l’essere succubi di una serie di banalità mal aggregate.

Non aiuta il cast; Fabio Volo appena esce dal suo seminato fatica tremendamente, Zoe Felix darà pure un tocco di internazionalità, ma non rapisce ne sguardo ne animo, mentre Ennio Fantastichini è chiamato a strafare, ma il copione in definitiva non gli consente grandi cose; più attinente alla situazione Nicola Nocella, però si tratta comunque di un personaggio di contorno.

Alla fine ne deriva una pellicola con troppe falle, che spreca i discreti presupposti tecnici (con anche una spiccata ricerca della profondità), non riuscendo a scavare, come avrebbe dovuto, nelle difficoltà dell’uomo in carriera di oggi e più in generale in quelle di una società allo sbando, tra errori dei padri ormai pronti a lasciare (nascondendo magagne) e l’incapacità dei successori a prendersi la propria rivalsa (vedasi l’imprenditore brianzolo e la sua società), mentre anche l’espediente romantico per una che ne azzecca (l’ultima immagine dubbiosa lascia spiazzati), tante altre le sbaglia (a partire dalla ricorsa “last minute” di Andrea, davvero fuori tempo massimo sotto ogni punto di vista).

Spuntato.

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