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Bereavement

Regia di Stevan Mena vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su Bereavement

di alan smithee
6 stelle

TFF 2011 - Festa Mobile - Figure nel paesaggio.
L'horror non e' certo una nuova presenza qui al festival, che l'anno scorso ci ha regalato parecchi gioiellini del genere (peraltro quasi nessuno distribuito, neanche fugacemente nelle calde serate estive). Questo film ha se non altro il coraggio di non guardare in faccia nessuno, evitando situazioni in cui tutti muoiono tranne quelli che una prevedibile sceneggiatura ha scelto come "eletti" alla sopravvivenza.
Un bambino che non sente dolore viene rapito durante la fine degli anni '80 da un sadico maniaco, che impareremo a conoscere bene nel prosieguo. Dopo qualche anno arriva nella piccola e sperduta cittadina rurale americana, luogo di barbare esecuzioni (ma nessuno nella grande America sembra mai accorgersi di nulla) da parte del pazzo assassino, una splendida fanciulla, accolta dagli zii in seguito ad una tragedia familiare. Intanto le morti di giovani donne proseguono, tra le rovine di un vecchio mattatoio. Scopriamo pure che il bambino insensibile al male e' diventato il faccendiere del pazzo criminale, a cui quest'ultimo affida compiti di bassa manovalanza. Il seguito della trama evito di raccontarlo ma un qualsiasi appassionato del genere riuscirebbe di certo a proseguire con la storia. Infatti in questo film, peraltro diretto con mano sicura, professionalita' e una ottima resa e rispetto dei luoghi e dei panorami (che magnifici i cieli americani!), nulla aggiunge di nuovo al genere, se non, come dicevo, una insolita democratica sistemazione dei protagonisti che, belli o brutti, buoni o cattivi, fanno tutti la fine del topo (anzi del vitello). Fa piacere rivedere ottimi attori "di serie B" (detto come complimento, dato che li ammiro entrambi, anche per le scelte non consuete date alle rispettive carriere) come Michel Biehn e John Savage, mentre la splendida protagonista (occhi grandi e belli come i sopracitati cieli) ha un nome, anzi un cognome (Daddario, tutto attaccato pero') che da noi in Italia ricorda tristi squallide vicende che ci hanno svergognato ovunque.

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