Regia di Claudia Cipriani vedi scheda film
Premiato al Festival dei Popoli 2011, Lasciando la Baia del Re racchiude diverse trame. Non le alterna, le dipana casualmente e in progressione, come fa la vita. Quella della regista Claudia Cipriani è qui proposta sotto forma di diario, un ritratto che comincia a delinearsi in un quartiere popolare alla periferia di Milano, in un doposcuola particolare dove si incrociano i destini di insegnanti volontari e ragazzini difficili. Ma il documentario sociale lascia presto il posto alla storia d’amicizia che si instaura tra l’educatrice Claudia e l’allieva Valentina, comunque avamposto da cui osservare la comunità di adolescenti a rischio. È a questo punto, ben oltre la seconda metà del filmato, che un lutto terribile, capace di travolgere l’esistenza della regista, entra a gamba tesa, nella vita e nella finzione, destabilizzando qualunque premessa. Lasciando la Baia del Re dimentica così il principio di unità d’azione, trascurando la benché minima compattezza narrativa. Un rischio enorme anche per il cinema del reale, qui solo in parte superato grazie alla spiazzante verità di un dolore altrettanto in grado di coinvolgere lo spettatore. La tragedia è reale, reali sono le emozioni che conducono Claudia e Valentina a terminare il viaggio autobiografico sul mare artico, in quella Baia del Re, luogo desolato e nebbioso, che porta lo stesso nome del quartiere di partenza.
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