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Gloria. Una notte d'estate

Regia di John Cassavetes vedi scheda film

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La recensione su Gloria. Una notte d'estate

di Baliverna
8 stelle

Gena Rowlands minaccia con la pistola e digrigna i denti. E Cassavetes non si smentisce in questo film con niente melassa, e tante spine.

Come è da attendersi sempre con Cassavetes, anche questa è un'opera ruvida e poco gradevole, senza personaggi positivi (al massimo da comprender), con una vicenda che ci tiene sulle spine dall'inizio alla fine; non solo perché ci chiediamo come andrà a finire, ma anche per il fatto che il film è abbastanza disturbante e imprevedibile. Cionondimeno, si tratta di cinema di tutto rispetto.
La protagonista è una Gena Rowlands manesca e mascolina, dal grilletto facile, che non ha paura di nessuno. Si accenna al fatto che è stata dentro, ed è stata la pupa del gangster italo-americano del rione. Ha fatto le scelte sbagliate, ma si intuisce anche che nella vita deve aver preso parecchie botte, fisiche e morali. Ora sembra aver perso la pazienza e gli scrupoli, ed è decisa a farsi strada con le belle e con le brutte. Pare tuttavia che ambisca a trascorrere il resto della vita in tranquillità, anche se il passato sembra risucchiarla indietro.
Il bambino ci mette molto tempo a fidarsi di lei, o anche solo ad accettare la sua presenza. Della diffidenza e della chiusura della comunità dei portoricani di New York ho sentito parlare altre volte (come nel musical “Songs for the capeman” di Paul Simon); evidentemente è un fenomeno reale e noto a molti. Oltre a ciò, il bambino è
appesantito dalla tara del padre, che gli ha impartito insegnamenti grossolani e mal compresi. Ad esempio quello che deve essere un vero uomo – anche se ha solo otto anni e non capisce cosa ciò significhi. Pertanto, finisce per scimmiottare gli adulti. Cassavetes non fa nulla per rendercelo simpatico; anzi, l'unico momento in cui lo è, è forse solo l'ultima inquadratura della pellicola.
Oltre alla solidità dell'opera e dalla tensione continua che si respira, un elemento che testimonia il talento di Cassavetes è la realtà e l'originalità dei personaggi, dai protagonisti all'ultima particina. Nessuno di loro è anonimo o stereotipato, dall'attore in sé a come interpreta il ruolo. E molti riescono ad incuriosirci apparendo in scena solo per poche inquadrature. Insomma, l'opposto delle moderne fiction, dove vediamo solo manichini che si muovono, e che ci stufano dopo trenta secondi.
Ho trovato riuscita anche la rappresentazione della criminalità newyorchese, con sgherri, sicari e capi tutti inquietanti.
Solo il finale mi è sembrato un po' troppo tirato via e compresso in poche scene. Forse si è voluto (o dovuto) accorciare all'ultimo momento qualche passaggio che c'era nella sceneggiatura.
PS: il sottotiolo italiano è pura invenzione, o non c'entra un fico secco col film, che dir si voglia.

 

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