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Stray Cat Rock: Delinquent Girl Boss

Regia di Yasuharu Hasebe vedi scheda film

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Neve Che Vola

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Stray Cat Rock: Delinquent Girl Boss

di Neve Che Vola
8 stelle

Coraggio, buttiamola lì, nero su bianco.



Con gli anni mi appare sempre più chiaro che la visione dei film, l'ascolto della musica - in definitiva, la ricerca di un certo tipo di emozioni - altro non rappresenti, per me, che il tentativo di ricostruire il corpo energetico perduto. Ho bisogno di film che mi procurino un particolare tipo di emozioni. Non mi importa del loro valore, non so neppure se ne abbiano - e in relazione a cosa, poi?



Su un aspetto non transigo: la qualità delle emozioni. Non parlo dell'intensità, ma della qualità.



Vedere Akiko Wada, che mi è sembrata così primitiva emozionalmente, la sua stessa immagine l'ho trovata ai limiti del primitivo; sarà bella o no, così ai limiti del mascolino? Decido per il sì, mi ha conquistato, quale fascino!

Sentire la fisicità che muove i personaggi - sfide al coltello, tra ragazze sbandate, per di più... lì è la chimica che la fa da padrona, la mente non c'entra.

Questo è il fattore importante, il cortocircuito mentale provocato dalle immagini sulla mia mente. L'importante è che sia provocato, non cosa lo provoca.

A provocarlo, stavolta, è una visione giapponese che mescola bande al femminile con la moto, risse al coltello, locali in cui si canta non lo so neanch'io che cosa.

C'è Akiko Wada, la famosa cantante, a volte definita l'Aretha Franklin giapponese/coreana. Voce bassa, ai confini del maschile, che canta con tale primitivo vigore e ingenuità - divina ingenuità - la canzone che apre e chiude il racconto, mi ricordare una mescolanza di musica western americana incrociata con una spaghetti alla Deguejo.

C'è Akiko Wada, che sovrasta tutte con i suoi 173 cm di altezza, che entra in scena senza passato, vestita da motociclista, svelandoci di essere una donna togliendosi il casco e sfidando la banda di cialtroni che le ha urtato la moto all'incrocio semaforico, suscitandone l'ilarità.

C'è Akiko Wada che esce di scena come Shane, in sella alla sua moto, senza rivelare da dove venga o dove abbia intenzione di andare.

In mezzo, c'è lo scontro tra due bande di giovani spostate che si sfidano a colpi di coltello e insulti, all'ombra di una pericolosa banda yakuza.

C'è Meiko Kaji/Mei e la sua gang di piccolette che menano botte da orbi e non si capisce come: frequenti stacchi ci impediscono di vedere cosa accada nei brevi attimi tra la scena precedente e quella successiva.

Mei si fa largo attraverso tre tipacci. Si vede che si getta contro di loro, e all'improvviso è in sella alla moto che la salva e non si capisce come i tre tipacci siano finiti gambe all'aria e cos'abbiano da lamentarsi.

E' un delirio che mi piace mica poco.

Ora sul palco c'è Akiko Wada che canta. Come ci sarà finita? Non importa, canta, e bene. Insomma, mi affascina. Non basta?

E non capisco neppure come mai Mei rovini, o non impedisca ad Ako/Akiko Wada di rovinare l'affare del fidanzato Michio in cerca del suo battesimo da uomo, il quale ha promesso alla pericolosa banda di yakuza cui vuole unirsi, di truccare l'incontro di boxe chiedendo all'amico di sempre di perderlo. E' proprio Ako, alla presenza di Mei che sa cosa rischia il suo uomo, ad incitarlo a vincerlo, e lo vince. Gli yakuza non scherzano, chi lo salva ora il povero Michio?

A lui pensano le "gatte randage", ma solo per poco. Michio lo ammazzano, e anche Mei ci rimette le penne. Ako l'ho già detto, fa come Shane, è un cavaliere che dal mistero proviene e nel mistero torna in sella alla sua moto. Quanto mito western c'è in queste soluzioni!

Un filmetto da pochi soldi, a base di luci psichedeliche e corse in moto... un filmetto di genere, alla Lola Colt - Faccia a faccia con El Diablo, dove Lola Falana canta canzoni che non c'entrano niente con la storia raccontata nè col periodo storico in cui si svolge...



Per una strana associazione di idee, mi è tornata in mente quella ragazzina, bruttina, che era sempre gentile con me, alle elementari. Ogni tanto mi regalava qualcosa, per esempio un album delle figurine. Ciò che mi pesa oggi è che non la ringraziai mai come meritava, prendevo la cosa non dico come dovuta, ma per me la verità del gesto si consumava nel gesto stesso di gentilezza. Non mi sfiorò mai l'idea che magari volesse un rapporto più stretto con me. Ha ragione lo psicologo Mauro Scardovelli quando dice che, alla fine della vita, una sola cosa conta davvero: la qualità delle relazioni. E la musica dei grandi maestri è proprio questo. Beethoven, Bach, Mozart, Haydn, forse composero un solo pezzo: la sinfonia della qualità delle relazioni. Al massimo livello umanamente pensabile, oltre l'umano, facendo brillare il divino nell'umano. In certo senso, non badai mai all'aspetto relazionale di una comunicazione - ancora oggi mi riesce ai limiti dell'impossibile - ero animato dal significato dei gesti di per se stessi, escludendone il significato relazionale. Per me, i deu lati coincidono.

Molte volte ho pensato a quella ragazzina, non ne ricordo neppure il nome, solo che era bruttarella. Questo pensiero e simili, appaiono solo quando il mio stato energetico assume certi toni. Altrimenti, è come se non appartenessero alla mia storia personale. Ma quando penso a quella ragazzina, sento di essere veramente me stesso, anche se il ricordo pesa come una mala azione.

Emozioni che distruggono un crampo interiore, ma il bello è che non sento questo crampo interiore, se non nel momento in cui si scioglie. Neanche me ne accorgevo, dimentico di me stesso.

Stavolta il ricordo si è ripresentato per mezzo del film, certo il film niente sa dei miei vissuti.

L'importante è che sia servito allo scopo.

Ricordo quando una donna mi redarguì con dolcezza. Parlavo di un'altra persona spiegando il perchè l'avessi trattato in un certo modo, e questa mi disse "magari il suo era solo un modo per fare amicizia", ma io vidi solo la logica e la logica applicata alle relazioni. Non possono esistere trucchi per arrivare ad uno scopo relazionale, del tipo invitare qualcuno a cena con uno scopo diverso da quello dichiarato.

 

L'importante è che servano allo scopo. Un film deve giungere come un lampo a cielo sereno, aprire il varco che ti collega alla verità di te stesso.

E ora, venirmi a chiedere quale valore possa avere questo film...? Insomma, che me ne frega? E' stato un avvenimento esterno capace di regalarmi qualcosa nel senso della ricostruzione energetica, deve importarmi il resto? Potrei dire oggettivamente "mi è stato d'aiuto soggettivo, ma riconosco che abbia poco valore?" Non è bello ciò che piace, ma neanche ciò che lo è oggettivamente secondo canoni del tutto arbitrari di giudizio estetico. Per me, è bella un'opera che ti riconnette con te stesso, con la tua intima verità, ma la bellezza della quale parlo, l'opera forse non la conosce. Non è esterna a me. "Accade", ecco tutto. E per accadere, non può più esistere il dualismo io - opera.

Lo stato in cui questo accade, questo è indescrivibile. Posso parlare degli effetti su di me, dell'opera che li causa, e finisce che mi allontano dala cosa importante; la cosa importante è il suo accadere in un momento in cui diventa impossibile dare giudizi identificando un io ed un agente esterno.

Il linguaggio tende invece alla classificazione, è per sua natura separativo. Quando deve spiegare questo accadimento, deve arrendersi alla sua natura dualistica.

Allora io non tento di spiegare niente, non è importante spiegare, ma che accada e che questo momento diventi lungo al punto di dimorarvi stabilmente.

Questo momento è accaduto guardando Stray Cat Rock: Delinquent Boss Girl, e non posso non dargli cinque stelle. Facciamo quattro per mettere tutti d'accordo. Tre sarebbe chiedermi mille volte troppo.

Nel 1987 cominciai ad annotare su un quadernone tutti i film/telefilm/documentari che vedevo. Da una a quattro stellette, con le vie di mezzo, come il Maltin, quello di cui mi fido maggiormente. Nella legenda avevo scritto



I giudizi non si riferiscono alla qualità oggettiva dei films, bensì alla qualità delle emozioni che suscitano in me.

 

Nel caso dovesse capitare in mano a qualcuno...




Sull'interpretazione di Akiko Wada

Fascino e voce misteriosi.

 

Sull'interpretazione di Meiko Kaji

Eccellente come al solito.

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