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E se vivessimo tutti insieme?

Regia di Stéphane Robelin vedi scheda film

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La recensione su E se vivessimo tutti insieme?

di OGM
8 stelle

Inutile sperare in una seconda giovinezza. Ma non è mai troppo tardi per dare, alla propria vita, una (ragionevole) svolta. È quanto piacevolmente scoprono cinque ultrasettantenni, due coppie di coniugi ed un vedovo, che sono amici da sempre,  e che, un giorno, si rendono conto di non aver mai avuto tanto bisogno l’uno dell’altro come adesso che stanno affrontando i loro ultimi anni. Ad incombere sono le malattie, l’inefficienza fisica, la solitudine, e tutta l’amarezza che può derivare dalla mancanza di futuro. Occorre ingannare l’attesa dell’inevitabile, ammazzando il tempo che resta in allegra compagnia. Bisogna, soprattutto, vincere l’esitazione ad ammettere che le cose non sono più facili e scontate come prima, e c’è necessità di un aiuto esterno. Vivere insieme può essere la soluzione ideale per mettere a frutto un rapporto di confidenza ampiamente consolidato, all’interno del quale, pur con i soliti lati in ombra, l’allegria non è mai venuta a mancare. Si tratta, semplicemente, di prolungare la convivialità degli inviti a cena e delle feste di compleanno trasformandola in un’abitudine quotidiana. Ciò serve anche a dimenticare che non si è più autosufficienti, e a vincere la vergogna di dover chiedere assistenza: l’altro, abitando sotto lo stesso tetto, cessa di essere un estraneo ed entra a far parte di una famiglia, in seno alla quale è naturale condividere tutto, intimità, gioie e dolori. Il discorso si estende anche al giovane Dirk, lo studente tedesco di antropologia che il gruppo di anziani decide di prendere a mezzo servizio: si occuperà del cane di Albert (che non è più in grado di portarlo a passeggio) e intanto sfrutterà la sua esperienza per la sua tesi di dottorato, dedicata alla terza età della popolazione europea. Quella convivenza finalmente “aperta”, che abbatte le barriere della riservatezza, ormai divenute un vano artificio, è il volto solare dell’esistenza al tramonto, è il mal comune mezzo gaudio che fa apparire la decadenza come uno dei tanti, normali aspetti della vita,  e che, per di più, ha il vantaggio di favorire la coesione ed ispirare la solidarietà. Annie e Jeanne, le due protagoniste femminili brillantemente interpretate dalle sempreverdi Geraldine Chaplin e Jane Fonda, si mettono alla guida di un movimento di rivolta, diretto in ugual misura contro la passiva rassegnazione alla realtà dei fatti e contro l’ottusa pretesa di poter far finta di nulla.  Si deve prendere atto di essere diventati vecchi e che ciò cambia le condizioni, spostando anche i pesi e le priorità nella gestione dei sentimenti: persino il concetto dell’amore va rivisto, riadattato alla nuova situazione, in cui i nonni devono pensare ai nipoti e gli amanti di un tempo possono accantonare le antiche gelosie. La continuità dell’esistenza garantisce che qualcosa rimanga, ma il lavorio degli anni ne sfuma i contorni, trasformando le passioni in poetiche ombre senza più fuoco, evanescenti come fantasmi, e delicate come un fiore da coltivare con cura. Per Jeanne il sesso è soprattutto fantasia, per Claude un cimelio da amministrare con saggezza. Albert, che sta perdendo la memoria, non può più vivere nel passato, e quindi cerca di fermare il presente, fissando i giorni nelle pagine di un diario, un attimo prima che l’oggi voli via per sempre. Ognuno contribuisce con le proprie briciole alla pietanza comune, e il piatto preparato da tutti e per tutti può magari davvero risultare non troppo insipido. E se vivessimo tutti insieme è una commedia dal tono accuratamente misurato, dallo sviluppo forse un po’ semplicistico, però, in compenso, priva di eccessi surreali. L’idea di fondo è chiara e illuminante, e può fare a meno del dono dell’originalità: le basta, per risultare convincente, il piglio disinvolto con cui i personaggi di questa storia, pur nei loro evidenti limiti, riescono a metterla in pratica, facendola vivere come una favola la cui morale si chiude nella serena constatazione che è tutto è bene ciò che non si può fare meglio.

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