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Where the Buffalo Roam

Regia di Art Linson vedi scheda film

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La recensione su Where the Buffalo Roam

di chinaski
6 stelle

Quasi venti anni prima di Johnny Depp e Benicio Del Toro ci avevano già pensato Bill Murray e Peter Boyle a vestire i panni stravaganti di Hunter S. Thompson e del suo avvocato (attorney) Oscar Z. Acosta. Basato su tre libri di Thompson: Fear and Loathing on the Campaign Trail '72, The Great Shark Hunt e Fear and Loathing in Las Vegasquesta pellicola è un esilarante e sghembo esperimento di psicosi filmica in forma libera e alterata da sostanze stupefacenti. I due uomini erano già figure mitiche nel panorama della controcultura americana, tanto che uno degli studenti che partecipano ad un incontro con Thompson chiede allo scrittore se il suo sodale fosse mai esistito o fosse solamente una sua invenzione letteraria ed è in questo continuo mischiarsi di finzione e realtà (che le droghe naturalmente rendono più malleabile e in continua rielaborazione soggettiva) che trova il suo carburante d’immaginazione psicotropa tutto il gonzo journalism, lo stile di scrittura che contraddistingue i lavori di Hunter S.

Bill Murray si immerge in maniera simbiotica nella psiche e nel corpo dello scrittore, riproduzione sonora impeccabile del suo modo di parlare e mimesi fisica di tutti i suoi movimenti contorti, tic e vestiti colorati compresi, tanto da metterci parecchio tempo, dopo la fine del film, a scrollarsi di dosso il peso schizoide dell’originale.

Where the buffalo roam è un patchwork cinematografico senza coerenza narrativa o registica, un accumulo delirante di situazioni grottesche che riecheggiano le pagine di Thompson e si scontrano fra loro, trainato dalle interpretazioni degli attori e dalla follia inarrestabile dei personaggi, dalla musica, Neil Young tra gli altri canta la canzone d’apertura, il film è un insieme di -  Camere d’albergo devastate, party improvvisati, aule di tribunale come lounge room di hotel di giustizia dissacrata, cocktail in mano, piani rivoluzionari,  guerriglie satiriche, sedi di giornali underground in cui informazione, creatività, sovversione e anarchia si amalgamano in nuove direzioni di coscienza espansa, alcol, allucinogeni, confini da superare, terre dell’utopia: libertà, droghe, donne, il deserto e le sue rocce, aerei circensi in decolli psichedelici, cocaina tirata in macchina, scambi di identità giornalistiche, Nixon che piscia contro un muro, infermiere sedotte in trance emotiva, casse di armi clandestine, atti di rivolta psicotici, stanze in cui scrivere, registratori, tagli e sovraincisioni, articoli da terminare, una valigetta nera piena di ogni sostanza immaginabile, idee che la macchina da scrivere rende possibili, troppo strane per vivere, troppo rare per morire!

 

 

 

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